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martedì 2 aprile 2024

Luigi Natoli: La polizia aveva avuto qualche sentore di armi e munizioni che si credvano celate nel palazzo Riso e il 02 aprile arrestava Mariano Indelicato... Tratto da: La rivoluzione siciliana nel 1860. Narrazione

Oramai non era più tempo d’indugi, e bisognava uscire dalla irresolutezza; e alla insurrezione si era preparati. Non potendo contare sugli aiuti di fuori, armi e danari il comitato aveva trovato fra i suoi, almeno pei primi bisogni. Il padre Lanza aveva sottoscritto una cambiale di seimila ducati, scontata al banco di Sicilia dal barone Lorenzo Cammarata-Scovazzo, che doveva essere pagata alla scadenza dal barone Riso, dal duca di Monteleone, dalla contessa di Sammarco, dal padre Lanza e da altri signori; altre somme erano state sottoscritte, non vistose, ma pur rassicuranti. Di fucili ne avevano promesso il Mazzini e Nicola Fabrizi; ma non ne erano venuti, e il Comitato cercò di provvedersene. Oltre quelli che si fecero montare con nuove casse, se ne trovarono nascosti nelle campagne; alquanti ne avevano sottratto alla polizia Rosario e Agata D’Ondes-Reggio; altri se ne comprarono celatamente nell’interno dell’isola. Alcuni di essi Francesco Riso introduceva in Palermo nascosti in travi scavati; altri da Palermo, Giuseppe Bruno-Giordano faceva invece recare ai Colli celati nella spalliera di un divano, e le munizioni tra involti di panni da bucato, dalla giovane moglie, travestita da lavandaia, e dal fratello camuffato da carrettiere. Il romanzesco colora fantasticamente la realtà e le dà tono di poesia: ché in quei giorni febbrili di entusiasmo la poesia dell’avventura penetrava anche nei più semplici gesti. Altre armi si fabbricavano. Il Bruno faceva costruire dal meccanico svizzero Chentrens cinquecento bombe Orsini e un cannone di legno, da 12, sul tipo di quelli usati nella rivoluzione francese, di cui fornì i modelli un libro apprestato dal barone Pisani e che fu lavorato dai fratelli Santi, Luigi e Salvatore Macaluso. Lo stesso Chentrens aiutato dai figli Luigi e Alessandro fuse due cannoncini di ferro, di forma esagonale, e generosamente li donò. Lo stagnino Antonino Donato fabbricò le mitraglie pel cannone di legno, in grosse capsule di latta: prometteva due cannoncini di bronzo, di quelli che usano le navi mercantili, Silvestro Federico, che li aveva acquistati da un bastimento.
Lo stesso lavorìo ferveva nei dintorni della città, ove si riordinavano le squadre che dovevano irrompere in Palermo, al segnale convenuto; e oltre a raccogliervi quanti fucili si potessero, si fabbricarono poi anche cannoncini di legno, non veramente molto solidi. I comitati tenevan viva l’agitazione; centri più attivi erano Carini, dove anima della rivoluzione eran Pietro Tondù, i sacerdoti Misseri e Calderone, gli Ajello e altri; Misilmeri, dove s’era formato un comitato animoso del quale facevan parte i fratelli Filippo e Francesco Savagnone, Giacinto Trentacoste, l’avvocato Ferro; Torretta dove i fratelli De Benedetto avevano depositi di armi, e Piana dei Greci, che in Pietro Piediscalzi aveva un’anima calda di amore per la libertà. 
Se non dal Piemonte, si avevano speranze di altri aiuti. Garibaldi aveva già dichiarato che ove l’isola fosse insorta, egli sarebbe accorso con una eletta d’uomini: Rosolino Pilo spronava; Giuseppe Campo che aveva assicurato fin dal febbraio, esser pronta una spedizione di quattrocento uomini, sulla fine di marzo scriveva: “non più reticenze! Insorgete. La madre comune è pronta ad aiutare i suoi figli lontani con armi, uomini e denari”. E poco dopo Crispi, conchiudeva che “ogni giorno passato inerte era un danno per noi e un vantaggio pei nemici”. Niun dubbio dunque che occorreva troncare gli indugi, prima che la polizia, formidabile di spie segrete in ogni ordine di cittadini, potesse scoprire la trama. E allora fu tenuta la riunione in casa Albanese del 31 marzo, e la deliberazione di affrettare l’insurrezione; di che fu spedita notizia al comitato segreto di Messina, con questa lettera, scritta dal Pisani: – “Oggi è sabato. In uno dei giorni della prossima settimana noi insorgeremo inevitabilmente, e senza dubbio non più tardi di sabato venturo. Tenete questo avviso segreto per ora. Scrivete a Fabrizi e Mazzini per avvertire chi deve mettersi in pronto; ma si faccia, e non si vociferi. Martedì, 3 aprile, vi scriverò di nuovo sul giorno preciso: ve lo indicherò e confermerò per mezzo del telegrafo, parlandovi del matrimonio di mia figlia. Quando voi darete seguito al moto, fate rompere le linee telegrafiche da ogni lato: questo è indispensabile, anzi sarebbe meglio che precedesse. Il dado è gettato: non si può assolutamente recedere. Per quanto si può prevedere l’esito non può mancare di essere fortunato. Del resto ci mettiamo nelle mani della Provvidenza”.
Ma la polizia, avuto qualche sentore di armi e munizioni che si credevano celate nel palazzo Riso, vi eseguiva una perquisizione; e il 2 aprile arrestava Mariano Indelicato, e ricercava qualche altro. Casimiro Pisani, avvertito fin dal giorno innanzi, da un suo amico, figlio d’un impiegato della polizia, che v’era anche per lui ordine di arresto, si recava dal Lomonaco-Ciaccio, deponendo ogni incarico, e andava col padre a celarsi in casa di amici, donde, un mese dopo, potè fuggire per Cagliari.
Il comitato non si smarrì per questo, né mutò consiglio; ma temendo nuovi arresti che avrebbero mandato all’aria ogni cosa, invece di aspettare il giorno designato, anticipò l’inizio della rivoluzione pel 4 aprile, mercoledì santo.
(Nella foto: Salvatore Maniscalco, capo della polizia borbonica). 


Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento. 
Il volume comprende:
Premessa storica tratta da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo" ed. Ciuni 1935
La rivoluzione siciliana nel 1860. Narrazione (Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910)
Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille (Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento anno XXV - Fasc. II Febbraio 1938 - XVI)
I più piccoli garibaldini del 1860 (Estratto "La Sicilia nel Risorgimento italiano - Anno 1931)
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860 (Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927)
Pagine 544 - Prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Il volume è disponibile:
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