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giovedì 4 aprile 2024

Luigi Natoli: Francesco Riso aveva voluto per sè il posto d'onore, quello di dare il segno e incominciare... Tratto da: La rivoluzione siciliana nel 1860. Narrazione

 
Il piano era semplice: il moto sarebbe cominciato in città; allo sparo d’un mortaretto, e al suono della campana della chiesa della Gancia, centro delle operazioni; si sarebbe prima d’ogni altro espugnato il vicino commissariato del quartiere Tribunale e la caserma presso porta di Termini, per aprire il passo alle squadre di Bagheria condotte da Luigi Bavin Pugliesi, e a quelle di Misilmeri, cui in luogo di Francesco Riso, era stato destinato Domenico Corteggiani. Nel tempo stesso la squadra dei Colli, condotta da Carmelo Ischia avrebbe attaccato la caserma dei Quattro Venti ; su quella di San Francesco di Paola sarebbero piombate le squadre di Carini, Cinisi e Torretta col Tondù, e coi De Benedetto; quella di Alcamo coi fratelli S. Anna e quella di Piana dei Greci col Piediscalzi, avrebbero operato su Monreale; quella composta di contadini, proprietari e popolani dei Porrazzi e di Mezzo-monreale condotta da un Badalamenti e dal Marinuzzi, attaccando alla loro volta, il Palazzo Reale avrebbero posto le truppe fra due fuochi. Francesco Riso aveva voluto per sé il posto d’onore; quello di dare il segno e incominciare. 
Agiato fontanaro, di bell’aspetto, di gran cuore, Francesco Riso era stato attratto nella cospirazione da Giuseppe Bruno-Giordano; e ne era divenuto uno dei più attivi e audaci. Assunto il periglioso incarico, avea preso a pigione un magazzino dei frati della Gancia, contiguo al convento e vicino a casa sua, col pretesto di conservarvi doccionati e strumenti del mestiere, in realtà per depositarvi armi e munizioni; e altro magazzino aveva appigionato alla Magione per lo stesso scopo, dove durante quei giorni di preparazione, lentamente, eludendo ogni vigilanza, s’erano venuti trasportando le armi. E in quello della Gancia, il tre di aprile, in sporte di carbone, furono portate le bombe fuse dallo Chentrens e le mitraglie e i pezzi del cannone di legno, smontato. Le quali armi perciò non si trovavano ancora tutte raccolte, quando il primo di aprile il barone Pisani figlio, per incarico del comitato andò a verificare, per cui, non ricevendo buona impressione corsero parole vivaci fra il Pisani e il Riso: ma il dado era tratto, e non si dovea più aspettare. 
La forza di cui poteva disporre l’animoso popolano si trovò essere di poco più che ottanta uomini, che il Riso ripartì in tre squadre; una di venti uomini, capo lui stesso, doveva appostarsi nel magazzino della Gancia; l’altra di cinquanta, alla Magione, e doveva capitanarla Salvatore La Placa, bovaro, audace e valoroso; la terza doveva capitanarla Salvatore Perricone. Delle bombe furono portate nel palazzo Rudinì, ai Quattro Canti, per essere lanciate sulla truppa quando sarebbe scesa dalle caserme: altre armi avevano raccolto i fratelli Carlo e Carmelo Trasselli, nella loro casa, presso la Gancia, dove nella notte del tre aspettavan uomini fidati; e altri uomini presso la porta di Termini dovevano adunarsi coi fratelli Antonino e Serafino Lomonaco-Ciaccio. Di due bandiere cucite da un Impallomeni mercante di berretti, una portava egli stesso, il 3 aprile, al Riso, l’altra consegnava all’avvocato Mancuso, e doveva sventolare ai Quattro Canti. 
Spedito il Bruno-Giordano ai Colli, per fornire altre munizioni alla squadra di Carmelo d’Ischia che ne difettava, il Riso, nella notte del 3 si chiuse nel magazzino, senza che alcuno di quei frati, come leggendariamente si volle, sapesse o s’avvedesse di nulla. Ma la sezione della Zecca non ebbe capo, il Perricone non si vide. 
Sebbene tutto si fosse fatto celatamente, e con ogni precauzione, pure per la città era corsa misteriosamente la voce di un prossimo avvenimento...
(Nella foto: Francesco Riso)


Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento.
Il volume comprende:
Premessa storica tratta da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo" ed. Ciuni 1935
La rivoluzione siciliana nel 1860. Narrazione (Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910)
Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille (Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento anno XXV - Fasc. II Febbraio 1938 - XVI)
I più piccoli garibaldini del 1860 (Estratto "La Sicilia nel Risorgimento italiano - Anno 1931)
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860 (Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927)
Pagine 544 - Prezzo di copertina € 24,00
Copertina di Niccolò Pizzorno
Il volume è disponibile:
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