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martedì 2 giugno 2020

Documenti e memorie della Rivoluzione siciliana del 1860: Poesia del campagnolo marsalese Baldassarre Li Vigni dedicata a Giuseppe Garibaldi


Comitato cittadino pel Cinquantenario del 27 maggio 1860: Documenti e memorie della rivoluzione siciliana del 1860. 
A cura di Giuseppe Pitrè, Luigi Natoli, Pipitone Federico, Alfonso Sansone, Salvatore Giambruno, Giuseppe Travalli, Cesare Matranga. 
La prima parte del volume comprende i documenti della rivoluzione, anteriori e posteriori al 4 aprile 1860 fino al 27 maggio. La seconda, una scelta degli atti della Dittatura che propriamente riguardano il periodo rivoluzionario, il rinnovamento politico-amministrativo della Sicilia e uomini e fatti della rivoluzione; la terza, più varia, contiene atti della rappresentanza civica, memorie, rendiconti, poesie, diari del tempo fra le quali le memorie storiche di Filippo e Gaetano Borghese - Il diario inedito di Enrico Albanese - Le lettere di Giuseppe Bracco al conte Michele Amari - Il diario di Antonio Beninati. 
Pagine 475 - Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile al sito www.ibuonicuginieditori.it, www.lafeltrinelli.it, Amazon Prime e tutti i siti vendita online. 


Garibaldi a Palermo, ossia il più bel tratto della Rivoluzione siciliana narrata da un testimone oculare. Prima versione dall'inglese.

(31 maggio 1860) Nel pomeriggio Garibaldi fece un giro di ispezione per la città. Io ero presente, ma stimo veramente impossibile darvi anche una debole idea del modo ond'egli fu ricevuto in ogni dove. Fu uno di quei trionfi che sembrano essere anche troppo per un uomo. La cosa più maravigliosa che in questo genere io abbia mai veduto fu l'accoglienza fatta a Milano a Napoleone e a Vittorio Emanuele, quasi un anno fa: ed io penso che il ricevimento di ieri fu anche più straordinario. L'ingresso di quei due sovrani aveva alcun che di più formale, che era di freno alla piena espressione dell'entusiasmo popolare. Essi procedevano a cavallo circondati dalle loro guardie, mentre l'idolo del popolo, Garibaldi, nella sua tunica di flanella rossa, con una cravatta avvolta trascuratamente intorno al collo, camminava a piedi tra un'immensa folla di popolo che mandava grida di esultanza; e tutto ciò che i suoi pochi seguaci potessero fare era d'impedire che fosse trasportato sulle spalle dei cittadini. La gente a forza di spinte facevasi innanzi per baciargli le mani o almeno toccare i lembi del suo vestito, come se quel tocco fosse la panacea dei patimenti passati e futuri. Le madri sollevavano i bambini chiedendo che li benedicesse, e in tutta questa frenesia di gioia l'idolatrato eroe, tranquillo e sorridente come nell'ora di fuoco più micidiale, prendeva in braccio i bambini e li baciava, sforzandosi nello stesso tempo di calmare la folla, fermandosi ad ogni momento per ascoltare la lacrimevole storia di case bruciate, di roba rubata dai fuggenti soldati, dando buoni consigli, confortando e promettendo che tutti i danni verrebbero debitamente riparati. 
Io non ho avuto il tempo di recarmi su tutti i luoghi dai quali le Borboniche soldatesche sono state cacciate; ma solo andando a vedere da sè, l'uomo può farsi un'idea delle perdite fatte da esse, e conoscere quanto superiore siano i Garibaldini nei combattimenti per le strade. 



Comitato cittadino pel Cinquantenario del 27 maggio 1860: Documenti e memorie della rivoluzione siciliana del 1860. 
A cura di Giuseppe Pitrè, Luigi Natoli, Pipitone Federico, Alfonso Sansone, Salvatore Giambruno, Giuseppe Travalli, Cesare Matranga. 
La prima parte del volume comprende i documenti della rivoluzione, anteriori e posteriori al 4 aprile 1860 fino al 27 maggio. La seconda, una scelta degli atti della Dittatura che propriamente riguardano il periodo rivoluzionario, il rinnovamento politico-amministrativo della Sicilia e uomini e fatti della rivoluzione; la terza, più varia, contiene atti della rappresentanza civica, memorie, rendiconti, poesie, diari del tempo fra le quali le memorie storiche di Filippo e Gaetano Borghese - Il diario inedito di Enrico Albanese - Le lettere di Giuseppe Bracco al conte Michele Amari - Il diario di Antonio Beninati. 
Pagine 475 - Prezzo di copertina € 22,00
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Luigi Natoli: I piccoli garibaldini del 1860.

Apro l’Unità Italiana del 2 agosto, e vi trovo la seguente letterina:
“Affezionatissimo padre, 
“L’amore della Patria supera ogni altro amore, è lei che mi chiama a difenderla. Spero di ritornare vittorioso, ma se il destino vuole che io muoia son pronto a versare il mio sangue. Abbracciandola, ecc..”
Chi scrisse questa letterina? Un quattordicenne, Ignazio Zappalà di Palermo, che fuggì dalla casa paterna, si battè a Milazzo, e fece poi tutta la campagna nell’Italia meridionale. Il signor Antonino, padre, corse a Milazzo, ma se ne tornò col cuore gonfio d’orgoglio, e pubblicò nella stessa Unità questo certificato: 
“Cacciatori della Alpi – 2° Battaglione.
Costa al sottoscritto che il quattordicenne Ignazio Zappalà di Antonino seguì da Palermo il suddetto battaglione all’insaputa di suo padre, e prese parte attiva, anzi si distinse nel combattimento del 20 luglio avvenuto nelle campagne di Milazzo, il cui esito felice ci rese padroni della città. 
A richiesta e in fede, 
Milazzo 25 luglio 1860
Il capitano comandante la 1^ compagnia
Pasquale Mileti
“Visto: Il maggiore comandante
“Sprovieri Francesco”.

Ma non è il solo che a 14 anni se ne andò con Garibaldi: Ferdinando Oddo, eccolo lì istoriato nella prosa secca e, nella sua brevità, solenne, dell’estratto dall’Archivio di Stato di Torino. Egli si arruolò il 10 di giugno, vuol dire quindici giorni dopo l’entrata di Garibaldi in Palermo; e fu assegnato nell’artiglieria di fortezza. Questo garibaldino minuscolo (era piccolo di statura) fu mandato alla batteria di Torre del Faro, e nei giorni 21, 22, 23 agosto, nel duello con le navi borboniche “per coraggio e fermezza militare” fu sul campo promosso caporale.
Il padre, Ignazio, come Antonino Zappalà, non imboscavano allora i figli, ma perdonavano la loro fuga, e li offrivano alla patria. 
Nunzio Spina era orfano; il padre, prima di morire, lo raccomandò a uno degli ufficiali del Castello a mare di Palermo. Scoppiò la rivoluzione, venne Garibaldi, e fu conchiuso l’armistizio; e il Castello restò isolato, perché, rotte le comunicazioni col Comando generale e, dalla parte di terra, circondato dalle linee dei nostri. I soldati rinchiusi non avevano sigari né tabacco; non ardivano uscire per paura di esser fucilati come spie. Ricorsero al piccolo Spina, e lo mandarono fuori. Fu visto dai nostri, arrestato e condotto all’uffiziale che era un Garibaldino: questi lo interroga, e intanto gli trovano una lettera: dice che la mandava un soldato alla mamma. È vero; la lettera è mandata con uno della squadra, e l’uffiziale domanda al piccolo Spina: “Vuoi tornare nel Castello o rimanere con noi?” – “Voglio rimanere, anzi so sonare la tromba” – “E tu sarai il nostro trombettiere”. Così Nunzio Spina fu Garibaldino, mentre ancora durava lo stato di guerra nella città; e continuò fino al Volturno. 
Il certificato rilasciatogli dall’Archivio di Stato di Torino dice: 
“Risulta che Spina Nunzio trovasi inscritto nel 1° battaglione Reggimento Cacciatori dell’Etna (Vincenzo Bentivegna) 2^ Brigata del Milbitz, 16^ Divisione (Coseuz) dell’esercito garibaldino, col quale ha fatto la campagna del 1860 dell’Italia Meridionale”. 
Egli era nato il 27 marzo 1849. 
Quanti altri ce ne furono in quel tempo, che il fascino di Garibaldi chiamava intorno a sé, e lasciavano i trastulli per seguirlo?
(Il disegno di Niccolò Pizzorno è eseguito sulla descrizione della divisa dei piccoli garibaldini spiegata nel testo dall'Autore)




Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano – Raccolta di scritti storici e storiografici dell’autore sul Risorgimento in Sicilia, costruita sulle opere originali. Il volume comprende:
Premessa storica tratta da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo" ed. Ciuni anno 1935
La rivoluzione siciliana nel 1860 (Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910)
Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille (Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento anno XXV - Fasc. II Febbraio 1938 - XVI)
I più piccoli garibaldini del 1860 (Estratto "La Sicilia nel Risorgimento italiano - Anno 1931) 
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848 - 1860 (Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927)
Pagine 575 – Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile al sito www.ibuonicuginieditori.it, www.lafeltrinelli.it, Amazon Prime e tutti i siti vendita online.
In libreria presso La Feltrinelli libri e musica - Palermo



Luigi Natoli: L'inizio del governo regio e la persecuzione dei garibaldini. Tratto da: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860.

Quel che fecero i lafariniani, liberi ormai e padroni della posizione è incredibile. Con tutti i mezzi, sorprendendo la buona fede del ceto medio amorfo e desideroso di queto vivere e di maggior agiatezza, fecero vedere che sarebbe venuta l’età dell’oro, e i marenghi sarebbero corsi per le strade; non tasse; non vessazioni fiscali e poliziesche; la Sicilia rigenerata sotto un re prode che aveva meritato il soprannome di Galantuomo. Quanto alla massa del popolo, ignorante, non ancora educata alle nuove concezioni politiche, che si era battuta contro il Borbone per l’odio accumulato da quarant’anni, per la miseria, per la tradizione dell’indipendenza dell’isola dalla soggezione di Napoli, per le promesse dei liberali, pronta agli entusiasmi, speranzosa nel nuovo re, non costava gran fatica trascinarla a votare. 
Coloro che avrebbero voluto, e l’avevano chiesto, condizionare l’annessione; che volevano assicurato, se unitari, il proseguimento del programma nazionale; se autonomisti, oltre a questo, il riconoscimento della autonomia amministrativa; dinanzi alla necessità di affrettare la formazione del regno, per evitare la minacciata rovina della patria e opporre all’Austria e alla Francia – i due pericoli – una nazione forte di ventidue milioni, ebbero il patriottismo di far tacere, per allora, ogni sentimento di parte; e non osteggiarono l’opera degli agenti del Cavour, che manipolavano la prossima votazione.
Tutti i muri delle città erano tappezzati di cartelli che esortavano a votare pel si; nelle botteghe, nei ritrovi pubblici, altri cartelli portavano in grosse lettere si; schede col si si distribuivano alle persone; si portavano attaccate ai vestiti, sui cappelli, e perfino (oh inconsapevole ironia!) nelle testiere degli asini. Ma quel si per la massa del popolo significava il principio di un’era di prosperità economica e sociale; nessuno immaginava che nascondesse una servitù.
Il 21 ottobre avvenne la votazione; il 4 novembre, fatti gli scrutinii e compilato il verbale, il presidente della Corte Suprema Pasquale Calvi, affacciato a un balcone del palazzo dei Tribunali, proclamava alla folla che gremiva la piazza Marina, il risultato della votazione: 432.953 si, 667 no. La folla applaudì entusiasticamente.
Dopo la proclamazione il Calvi coi suoi colleghi portò il verbale del plebiscito al Prodittatore, che la stessa sera partì per Napoli. Cessava il governo della rivoluzione, cominciava quello del governo regio. Il marchese Montezemolo era eletto Commissario; e il 5 novembre il La Farina ne dava la notizia al suo amico e conterraneo Carlo Gemelli: “Siamo coi bauli pronti: Montezemolo è il Commissario Regio. Cordova verrà come direttore delle finanze ecc.”. A Pietro Gramignani domandava gli elenchi degli impiegati “del ministero, governatori, intendenti, questori, officiali di pubblica sicurezza” da sostituire a quelli nominati dalla Dittatura, qualificati come “gente senza coscienza e senza pudore”.
Oltre al Cordova venivano a far parte del Consiglio di luogotenenza il La Farina, Matteo Reali, Casimiro Pisani e Giacinto Tholosano. Ma l’opera reazionaria, vendicativa, parricida di costoro, cominciò prima del loro insediamento ufficiale. Quando il primo dicembre il re, invitato e sollecitato, venne a Palermo, accolto con delirio dalla popolazione, i muri della città erano tappezzati di cartelli con queste scritte: Viva Vittorio Emanuele! – Viva Cavour! – Viva Montezemolo, (che doveva venire ancora, che non si sapeva chi fosse e che non aveva fatto nulla per la Sicilia) Viva Cordova e La Farina! Abbasso i cessati Segretari di Stato! Nessun accenno a Garibaldi!...  Anzi per Garibaldi era stato peggio: il 21 novembre un ordine del marchese di Rudini sopraintendente ai teatri vietava che nelle scene si dessero drammi in cui figurassero argomenti e personaggi garibaldini. Quest’ordine, quegli “evviva” e quegli “abbassi”, la soppressione di ogni accenno alla rivoluzione redentrice, erano l’indice di quel che doveva avvenire dopo: una reazione bieca e feroce, un regime di arbitrî, di vendette, di violenze, di persecuzione contro gli uomini del partito d’azione, garibaldini o mazziniani, repubblicani o no; una serie di arresti, di martiri, di fucilazioni; e leggi scellerate, che per quattro o cinque anni esasperarono la Sicilia, e fecero rimpiangere il governo borbonico.
Bisognava cancellare dalla storia che l’unità italiana era stata compiuta dalla rivoluzione e da Garibaldi; e far della Sicilia una terra liberata, anzi conquistata dal Piemonte: e l’opera nefasta ebbe i suoi frutti; che ancora pesa la calunnia sparsa dalla reazione cavourriana e lafariniana e sull’opera della Sicilia per l’Unità della Patria, e sugli uomini della rivoluzione, e ancora si considera la Sicilia come una terra conquistata, barbara ancora, nella quale il Piemonte venne a portare le prime luci della civiltà.



Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano – Raccolta di scritti storici e storiografici dell’autore sul Risorgimento in Sicilia, costruita sulle opere originali. Il volume comprende:
Premessa storica tratta da "Storia di Sicilia dalla preistoria al fascismo" ed. Ciuni anno 1935
La rivoluzione siciliana nel 1860 (Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 - Palermo 1910)
Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille (Estratto dal mensile "Rassegna storica del Risorgimento anno XXV - Fasc. II Febbraio 1938 - XVI)
I più piccoli garibaldini del 1860 (Estratto "La Sicilia nel Risorgimento italiano - Anno 1931) 
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848 - 1860 (Cattedra italiana di pubblicità - Editrice in Treviso 1927)
Pagine 575 – Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile al sito www.ibuonicuginieditori.it, www.lafeltrinelli.it, Amazon Prime e tutti i siti vendita online.
In libreria presso La Feltrinelli libri e musica - Palermo