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venerdì 9 marzo 2018

Luigi Natoli: Braccio di ferro avventure di un carbonaro.


...Amici miei, l’ora della rivendicazione è suonata; state saldi e non vi lasciate lusingare dalle promesse dei falsi amici vostri, e sopra tutto da quelli che vogliono sì l’indipendenza, ma con la vecchia costituzione del 1812, che è a tutto profitto della nobiltà… Non è più tempo di privilegi. Siamo tutti uguali dinanzi a Dio e alla natura, e dobbiamo esserlo dinanzi alla legge… - Tullio Spada. 

Luigi Natoli: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro. 
Pagine 342 - Prezzo di copertina € 22,00 - con le illustrazioni di Niccolò Pizzorno. 
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Braccio di ferro avventure di un carbonaro fa anche parte del volume Trilogia del Risorgimento di Luigi Natoli: Braccio di ferro avventure di un carbonaro, I morti tornano..., Chi l'uccise? 
Pagine 884 - Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 


Luigi Natoli: La Santuzza e la rivoluzione del 15 luglio 1820. - Da: Braccio di ferro avventure di un carbonaro.


La sera del 15 luglio 1820, la via Toledo sfolgorava di luce, formicolava di gente. Era l’ultimo giorno di quel famoso “Festino” di Santa Rosalia, padrona di Palermo; che per la singolarità degli apparati, per la magnificenza degli spettacoli chiamava a Palermo una folla di isolani e stranieri. 

In fondo alla via, sul limite della piazza Marina, torreggiava in un nembo di luce e d’oro il “Carro”, sul quale tra nuvole di bambagia spiccava il simulacro di Santa Rosalia. Era questa l’attrattiva maggiore del “Festino”; oggetto di meraviglia per quanti venivano alle feste; che spesso, anzi, venivano appunto per vedere il “Carro”. Era una macchina che oltrepassava d’altezza gli ultimi piani delle case della via Toledo: costruita sopra una solida piattaforma, a vari ripiani in forma di tempietti, che s’andavano restringendo, e terminavano in cima con l’immagine della Santa.
Quella sera la folla era maggiore, e aveva un aspetto più gaio. Negli occhi, nei gesti, v’era come il riverbero di una gioia, che non si sa né si può nascondere: v’era una irrequietezza, come di chi aspetti una letizia, che sa, e che tarda a venire. Gente si fermava, barattava saluti e parole, con vivacità di tono e di gesti: i più espansivi si abbracciavano. Qua e là si formavan crocchi e capannelli; che si allargavano e ostruivano il passaggio: ma ecco una fiumana d’altra gente fender la folla, urtare, scomporre il crocchio, trascinarne parte con sé.
Curiose fiumane di giovani e vecchi, di frati e preti, di cittadini e di soldati, a braccetto, o tenendosi per mano, affratellati da un sentimento di gioia, che traluceva dai volti, canticchiando e battendo il passo, avevano sul petto, sulle risvolte delle vesti, sulla tonaca una coccarda nera rossa e turchina: alcuni vi avevano aggiunto un nastro giallo con l’aquila siciliana stampata in nero.
Tutta la via Toledo formicolava di queste fiumane, che si raggiungevano, si fondevano, formavano una massa rumorosa, mobile; che scendeva giù, verso la piazza Marina, si fermava dinanzi al “Carro”; guardava in su, l’immagine della “Santa” librata fra le nubi, sulla cui veste candida e luminosa svolazzava un nastro nero, azzurro e rosso. E allora gridavano:
- Viva Santa Rosalia!
Una voce aggiunse:
-  Viva la Costituzione!
Parve il razzo aspettato per dar fuoco alle polveri. Da tutte le bocche proruppe quel grido: - Viva la Costituzione! –; e così terribile che ne tremarono i vetri delle case vicine; migliaia di mani sventolarono in aria cappelli e fazzoletti: il grido si propagò, risalì per la via Toledo, più alto, più entusiastico: la città trasaliva, scossa da quell’irrompere di un sentimento lungamente represso; e pareva che i suoi polmoni si allargassero, come bevendo un’aria nuova e più pura.
Il giorno innanzi, 14, con la  feluca di padron Catalano era arrivata da Napoli la grande notizia della rivoluzione, e aveva prodotto un senso di lieto stupore, destando liete speranze. Rivoluzione? Proprio? Se ne domandavano i particolari, che passando di bocca in bocca s’ingrandivano, prendendo proporzioni e atteggiamenti eroici.
Dalla strada Toledo veniva un vero esercito di sotto-ufficiali, e soldati e cittadini a braccetto, con la coccarda tricolore sul vestito. Venivano preceduti da un ufficiale, gridando:
- Viva la Sicilia! Viva la costituzione! Viva l’indipendenza!
Al loro passare le confratie, e le corporazioni artigiane che si recavano al Duomo per prendere parte alla processione di Santa Rosalia, sollevavano ed agitavano gli stendardi, i gonfaloni; e dalle finestre, dai balconi, dai marciapiedi, la folla univa il suo grido a quello dei dimostranti; le donne sventolavano i fazzoletti, gli uomini battevano le mani e agitavano i cappelli; tutti accesi dallo stesso entusiasmo. Ordinato, solenne, grandioso, fra lo scintillare delle lampade e dei lampioni, il corteo procedeva verso il palazzo reale. Pareva celebrasse il trionfo dopo una lunga guerra, e assaporasse i frutti di una vittoria tanto più grande e strepitosa, quanto improvvisa. Nessuno dubitava che la Sicilia riavesse il suo parlamento, da parecchi anni soppresso con la frode; e che le nuove libertà darebbero al regno novello splendore...


Luigi Natoli: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro. 
Pagine 342 - Prezzo di copertina € 22,00. Copertina e illustrazioni di Niccolò Pizzorno. 
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online.  
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Luigi Natoli: Niccolò Garzilli e Francesco Bentivegna, consacrati alla gloria del martirio... - Da: La rivoluzione siciliana del 1860.



Per cancellare l’atto del 13 aprile 1848, con cui il Parlamento siciliano aveva proclamata la decadenza dei Borboni dal trono di Sicilia, fu quasi imposto ai firmatari dell’atto di ritrattarsi e disdire la propria firma; e la paura potè persuadere i più a cancellare la pagina onoranda che avevano scritto nella loro vita civile; po­chi resistettero e non si disdissero e n'ebbero perse­cuzioni.
Ma né le oppressure né le persecuzioni spensero la fede nell’avvenire nell’anima dei giovani, i quali intesero che bisognava ricominciar da capo, e ripresero il lavoro delle cospirazioni. Si costituirono in Palermo nuovi comitati segreti, dei quali fecero parte Antonino Lomonaco Ciaccio, il barone Francesco Bentivegna e Nicolò Garzilli, questi due consacrati alla gloria del martirio. Nicolò Garzilli, aquilano d’origine, palermitano d’adozione, studente dell’università, di soli diciannove anni aveva fatto concepire alte speranze di sé, per un suo scritto filosofico. Scoppiata la rivoluzione aveva lasciato la penna pel fucile, combattuto da prode, preso parte alla spedizione Ribotti nelle Calabrie: fatto prigioniero con gli altri, era stato chiuso nelle fortezze borboniche. La prigione non spense la sua fede: uscitone, prese attivamente a cospirare con altri animosi. Illudendosi che le violenze poliziesche avessero negli animi acceso tanto sdegno, che bastasse rinnovare le audacie del 12 gennaio, per far divampare l’incendio della rivoluzione, sebbene sconsigliato dal Lomonaco, divisò co’ suoi compagni d’insorgere pel 27 gennaio 1850. Ma traditi da un Santamarina, che era dei loro, scesi il giorno designato nella piazza della Fieravecchia, al grido di Viva la Costituzione, trovarono le vie occupate dalle milizie regie, e si sbandarono. Il Garzilli poco dopo, preso con altri cinque, e condotto al Castello, vi fu giudicato da un Consiglio di guerra, al quale il Satriano scriveva in precedenza, che sentenziasse per tutti e sei quei giovani la morte, da eseguirsi la stessa giornata. La sera stessa del 28, condannati senza alcuna prova legale, condotti nella piazza Fieravecchia, vi furono moschettati. Un marmo tramanda alla memoria dei posteri i loro nomi: furono Nicolò Garzilli, Giuseppe Caldara, Giuseppe Garofalo, Vincenzo Mondino, Paolo De Luca e Rosario Aiello. 
Al supplizio seguì un processo contro sessantacinque presunti rei di cospirazione, dei quali oltre la metà la­titanti, e fra essi il Bentivegna. Contro gli arrestati la polizia incrudelì; il tribunale prosciolse ben trentasei dall'imputazione, gli altri condannò a pene ben gravi.
Francesco Bentivegna, scampato per allora, raccolse le fila della cospirazione, corrispondendo con gli esuli, che in terra straniera non dimenticavano l'isola nativa e la sua liberazione...



Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano. 
Pagine 570 - Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it