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venerdì 9 marzo 2018

Luigi Natoli: Niccolò Garzilli e Francesco Bentivegna, consacrati alla gloria del martirio... - Da: La rivoluzione siciliana del 1860.



Per cancellare l’atto del 13 aprile 1848, con cui il Parlamento siciliano aveva proclamata la decadenza dei Borboni dal trono di Sicilia, fu quasi imposto ai firmatari dell’atto di ritrattarsi e disdire la propria firma; e la paura potè persuadere i più a cancellare la pagina onoranda che avevano scritto nella loro vita civile; po­chi resistettero e non si disdissero e n'ebbero perse­cuzioni.
Ma né le oppressure né le persecuzioni spensero la fede nell’avvenire nell’anima dei giovani, i quali intesero che bisognava ricominciar da capo, e ripresero il lavoro delle cospirazioni. Si costituirono in Palermo nuovi comitati segreti, dei quali fecero parte Antonino Lomonaco Ciaccio, il barone Francesco Bentivegna e Nicolò Garzilli, questi due consacrati alla gloria del martirio. Nicolò Garzilli, aquilano d’origine, palermitano d’adozione, studente dell’università, di soli diciannove anni aveva fatto concepire alte speranze di sé, per un suo scritto filosofico. Scoppiata la rivoluzione aveva lasciato la penna pel fucile, combattuto da prode, preso parte alla spedizione Ribotti nelle Calabrie: fatto prigioniero con gli altri, era stato chiuso nelle fortezze borboniche. La prigione non spense la sua fede: uscitone, prese attivamente a cospirare con altri animosi. Illudendosi che le violenze poliziesche avessero negli animi acceso tanto sdegno, che bastasse rinnovare le audacie del 12 gennaio, per far divampare l’incendio della rivoluzione, sebbene sconsigliato dal Lomonaco, divisò co’ suoi compagni d’insorgere pel 27 gennaio 1850. Ma traditi da un Santamarina, che era dei loro, scesi il giorno designato nella piazza della Fieravecchia, al grido di Viva la Costituzione, trovarono le vie occupate dalle milizie regie, e si sbandarono. Il Garzilli poco dopo, preso con altri cinque, e condotto al Castello, vi fu giudicato da un Consiglio di guerra, al quale il Satriano scriveva in precedenza, che sentenziasse per tutti e sei quei giovani la morte, da eseguirsi la stessa giornata. La sera stessa del 28, condannati senza alcuna prova legale, condotti nella piazza Fieravecchia, vi furono moschettati. Un marmo tramanda alla memoria dei posteri i loro nomi: furono Nicolò Garzilli, Giuseppe Caldara, Giuseppe Garofalo, Vincenzo Mondino, Paolo De Luca e Rosario Aiello. 
Al supplizio seguì un processo contro sessantacinque presunti rei di cospirazione, dei quali oltre la metà la­titanti, e fra essi il Bentivegna. Contro gli arrestati la polizia incrudelì; il tribunale prosciolse ben trentasei dall'imputazione, gli altri condannò a pene ben gravi.
Francesco Bentivegna, scampato per allora, raccolse le fila della cospirazione, corrispondendo con gli esuli, che in terra straniera non dimenticavano l'isola nativa e la sua liberazione...



Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano. 
Pagine 570 - Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
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