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martedì 21 febbraio 2017

Luigi Natoli: La buca della salvezza - Tratto da: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano


L’episodio del 4 aprile chiudevasi con una scena pietosa e con una tragedia. Due degli insorti, Gaspare Bivona e Filippo Patti, dopo che i regi ebbero assalito il convento, avevano, per la carità di un frate, trovato ricovero nella sottoposta sepoltura, eludendo le ricerche della polizia e della soldatesca. Ed ivi stettero cinque giorni, tra l’orrore e il lezzo dei cadaveri, affamati, in­certi del domani, temendo di essere scoperti. Poterono, da una finestra poco alta sulla strada, far dei segni a un bottegaio di fronte, averne qualche ristoro e con­certare il modo di fuggire; ciò che non era facile, es­sendo le vie d’intorno e il convento occupati ancora dalla truppa. I due, scavarono una buca sotto la fi­nestra, a fior di terra, e quando ogni cosa fu pronta, alcuni ortolani ambulanti si fermarono coi carri lì presso col pretesto di vendere le ortaglie, a barattare e a con­trastare: si fermarono anche altri venditori ambulanti, alcune donne finsero di impegnare una grossa baruffa per distogliere l’attenzione dei soldati; il caffettiere che aveva bottega sul canto, vi attirò gli ufficiali, offrendo loro del caffè; e così tra il vocio dei venditori e delle donne, la confusione dei carri e delle ceste, il Bivona e il Patti uscirono, strisciando dalla buca, tirati dai po­polani, e salvaronsi fuggendo pel contiguo vicolo. Mo­mento di grandissima trepidazione, non soltanto pei salvati, ma anche pei salvatori che, quando videro i due liberi e sicuri, non poterono frenare le lagrime. La buca fu murata e consacrata con una lapide ricordevole del­l’atto di carità cittadina, e il vicolo contiguo ribattezzato col nome diSalvezza”.
 
 
 
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto 15%

giovedì 16 febbraio 2017

Luigi Natoli: Il 4 aprile 1860 - Tratto da: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.


Francesco Riso aveva accumulato intanto le armi in un magazzino da lui tolto a pigione accanto al convento della Gancia, donde con gli uomini della sua squadra doveva dare il segno.
Una leggenda narrò che i frati fossero consapevoli e partecipi della cospirazione; un'altra che un frate avesse denunciato a Maniscalco gli apparecchi, il luogo il giorno della insurrezione. E non è vero. I frati non seppero nulla fino all' alba del 4 aprile; e la denun­cia fu fatta dallo agente segreto Basile, al quale certi Muratori e Urbano, la mattina del 3, ignorando che fosse una spia, confidavano ogni cosa. Probabilmente la leggenda nacque dal vedere, la mattina del 4, un frate col famoso berretto imposto da Maniscalco alle spie. Si chiamava fra Michele da Prizzi, ma non era della Gancia.
Maniscalco reggeva in quei giorni il governo, per l'assenza del luogotenente generale Castelcicala: finse non saper nulla, ma convocò un consiglio di generali. Nella notte dal 3 al 4 fece circondare il convento della Gancia e le strade adiacenti. Riso aveva in tutto ottan­tadue uomini divisi in tre squadre: una di cinquanta­due capitanata da Salvatore La Placa, uomo di grande audacia, s’era radunata in un magazzino alla Magione; la seconda di dieci, in una casetta nella via della Zecca; la terza di venti uomini con lui nel magazzino della Gancia. Altre squadre dovevano adunarsi qua e là; una nel vicino palazzo S. Cataldo, presso Carlo e Carmelo Trasselli; altra alla Fieravecchia coi fratelli Lomonaco. Si doveva cominciare con l’impadronirsi del Commis­sariato e del corpo di guardia di Porta di Termini, per aprire libero il passo alle squadre di Misilmeri e Baghe­ria concentrate alla Guadagna e al ponte delle Teste. All'alba Riso fu avvertito che erano circondati dalle truppe: non si sgomentò, disse che non era tempo di ritrarsi: egli avrebbe dato l'esempio: se lo vedevano tremare, l'uccidessero. E per vedere come stessero le cose, uscì dal suo magazzino. S'imbattè in una pattu­glia di compagni d'armi e soldati: “Chi viva”? – “Viva il re”! dicono. “Viva l’Italia!” rispon­de. Si fa fuoco: un birro, certo Cipollone, cade. Così comincia la mischia. Riso e quel pugno d'uomini sosten­gono l’assalto delle truppe regie: Domenico Cucinotta e Nicola Di Lorenzo salgono sul campanile e suonano a stormo. Accorre Salvatore La Placa con la sua squa­dra; cade ferito gravemente: mani pietose lo raccol­gono, lo celano, lo curano. Questo eroico giovane, sot­tratto così alla morte, il 27 maggio riprenderà il suo posto di combattimento, e sarà ferito ancora una volta.
Cadono Michele Boscarello, Damiano Fasitta, Matteo Ciotta, Francesco Migliore, Giuseppe Cordone, un Ran­dazzo: Riso dopo esser corso al campanile a piantarvi il tricolore, scende, si batte, cade ferito da quattro colpi all'addome e al ginocchio; un birro, che qualcuno dice l’Ispettore Ferro, gli è sopra, gli ruba l'orologio, e gli dà una bajonettata all'inguine.
Qualche ora dopo il combattimento era finito. Per vincere questo pugno d'uomini, c'eran voluti un batta­glione di linea, un plotone di cacciatori a cavallo, una sezione d'artiglieria, compagni d'armi, gendarmi e birri; c'era voluto un generale, il Sury; s'era dovuto atter­rare una porta con gli obici, e un obice il tenente Bian­chini aveva dovuto portare fin sopra al convento!
Le soldatesche si abbandonarono all'orgia del sac­cheggio e della strage: finirono a bajonettate uno dei caduti, ancor vivo; uccisero un frate, Giovannangelo da Montemaggiore, altri ne ferirono; il resto percossero, sputarono, legarono, trascinarono al comando di Piazza e alla Prefettura di polizia, insieme coi ribelli presi.
 
 
 
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Pagine 525 - Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto 15%

giovedì 9 febbraio 2017

Luigi Natoli: Piccoli centri rivoluzionari intorno a Palermo - Tratto da: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano


Già tutto intorno a Palermo erano dei piccoli centri rivoluzionari; piccole officine, non meno attive e laboriose e fatte più ardite e più libere dalla minore vigilanza della polizia. Alle porte di Palermo, erano Bagheria, Misilmeri e Carini; sotto Carini, Torretta, nido dal quale i De Benedetto, stirpe di prodi a nessuna seconda, stavan pronti a spiccare il volo. Più lontano, Piana, Ciminna e Mezzojuso e Partinico; dalla parte del mare, Termini, la feconda di ingegni e di patriotti, a cui lo spirito democratico discese forse dagli antichi liberi progenitori sicelioti, centro alla sua volta di cospirazioni nel suo distretto; e alle estremità Messina e Trapani; e in altre direzioni Catania e Girgenti. Dovunque era una fiamma.
Questi piccoli centri intorno a Palermo, avevano già le loro squadre e designato i capi. A Bagheria, Luigi Bavin-Pugliesi, spirito temprato a tutte le audacie; a Misilmeri, attivissimi Antonino Ferro, i fratelli Filippo e Francesco Savagnone, Giacinto Trentacoste, e altri; a Ciminna e Ventimiglia, Luigi La Porta, dieci volte scampato alla morte, e pronto sempre a cercarla; a Piana, Pietro Piediscalzi, cuore vibrante di tutti gli entusiasmi, devoto fino all'olocausto; a Carini, anime che non conoscevan riposo, Pietro Tondù, il padre Mis­seri, il padre Calderone, gli Ajello. Ai Colli, Carmelo Ischia e Francesco Ferrante; a Mezzo Monreale, Giu­seppe Badalamenti. Essi non aspettavano che il segnale.
La sera del 31 marzo, in casa Albanese, conveni­vano Giambattista Marinuzzi, Casimiro Pisani, Giuseppe Bruno-Giordano, Andrea Rammacca, Antonino Lomo­naco-Ciaccio, Antonino Urso, Ignazio Federico, France­sco Perrone-Paladini, Silvestro Federico; e deliberarono d’insorgere tra il 6 e il 7 di aprile. La deliberazione da Casimiro Pisani venne comunicata a Messina, per­chè si tenesse apparecchiata, e insorgesse a un dispac­cio che annunciava “il matrimonio della figlia”. I comi­tati dei dintorni vennero avvertiti: ma ecco, la sera del 2 la polizia arresta Mariano Indelicato uno dei cospiratori; Casimiro Pisani, avvertito per confidenza di un amico del suo imminente arresto, si mette in salvo col padre, dopo avere deposto ogni incarico nelle mani dei fratelli Lo Monaco. Parve non doversi aspettare oltre, e fu decisa l’insurrezione pel 4 aprile, mercoledì santo. Chi ruppe l'indugio fu Francesco Riso...
 
 
 
Luigi Natoli: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni del 1848-1860. 
Tratto da: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano. 
Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto 15% - Pagine 525
Nella foto: Luigi Bavin Pugliesi

Luigi Natoli: Salvatore Maniscalco e la polizia nel 1860


La polizia si impersonò in un uomo: Maniscalco; che più realista del re, era un fanatico dell'assolutismo. Ma i suoi subal­terni lo sorpassarono: Pontillo, Desimone, Carrega, Baiona, Sorrentino, Malato rappresentano ciò che si può immaginare di più bestiale; e la birraglia che li accom­pagnava aveva la voluttà del misfare. Non si può leg­gere, senza impallidire di orrore, il racconto della gesta che l’ispettore Baiona e tre gendarmi, i cui nomi erano tre rivelazioni: Tridente, Tempesta e Scannapicco, com­pievano nel Cefalutano per appurare il nascondiglio dello Spinuzza.
Il Baiona aveva inventato strumenti di tortura, che fatti conoscere all'Europa da Giovanni Raffaele leva­rono un grido di indegnazione.
La paura, il sospetto, divenuti metodo di governo, empivano le carceri di pre­sunti rei di cospirazione, che erano sottoposti a sevizie inaudite, delle quali molti serbarono le stimmate per tutta la vita. Quelle inflitte a Salvatore La Licata, arre­stato pel tentativo del Campo, costrinsero lo stesso pro­curatore generale Pasciuta a intervenire, sebbene senza frutto; e l'arresto medesimo del La Licata è un esempio dei metodi scellerati della polizia. Egli celavasi sotto una botola in casa di un guardiano della contessa San Marco, il quale aveva moglie giovane e bella. Vi piombò un esercito di birri, che, secondo il costume, legati il guardiano e la moglie, tentarono a furia di nerbate strap­pare dalla loro bocca la rivelazione del nascondiglio. Non riuscirono; e allora tratta la donna all'aperto, dopo averla fieramente percossa cominciarono a spogliarla delle vesti. Ella taceva; ma quando quei manigoldi tra osceni sghignazzamenti, furono per strapparle la cami­cia, che sola le rimaneva, ed esporla nuda agli occhi di tutti, il sentimento del pudore potè più delle percosse: ella cedette e rivelò. Così agiva la polizia.
 
 
 
Luigi Natoli: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni del 1848-1860
Tratto da: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto 15% - Pagine 525
Nella foto: Salvatore Maniscalco