Già tutto intorno a
Palermo erano dei piccoli centri rivoluzionari; piccole officine, non meno
attive e laboriose e fatte più ardite e più libere dalla minore vigilanza della
polizia. Alle porte di Palermo, erano Bagheria, Misilmeri e Carini; sotto
Carini, Torretta, nido dal quale i De Benedetto, stirpe di prodi a nessuna
seconda, stavan pronti a spiccare il volo. Più lontano, Piana, Ciminna e
Mezzojuso e Partinico; dalla parte del mare, Termini, la feconda di ingegni e
di patriotti, a cui lo spirito democratico discese forse dagli antichi liberi
progenitori sicelioti, centro alla sua volta di cospirazioni nel suo distretto;
e alle estremità Messina e Trapani; e in altre direzioni Catania e Girgenti.
Dovunque era una fiamma.
Questi piccoli centri
intorno a Palermo, avevano già le loro squadre e designato i capi. A Bagheria,
Luigi Bavin-Pugliesi, spirito temprato a tutte le audacie; a Misilmeri,
attivissimi Antonino Ferro, i fratelli Filippo
e Francesco Savagnone, Giacinto Trentacoste, e altri; a Ciminna e Ventimiglia,
Luigi La Porta, dieci volte scampato alla morte, e pronto sempre a cercarla; a
Piana, Pietro Piediscalzi, cuore vibrante di tutti gli entusiasmi, devoto fino
all'olocausto; a Carini, anime che non conoscevan riposo, Pietro Tondù, il padre
Misseri, il padre Calderone, gli Ajello. Ai Colli, Carmelo Ischia e Francesco
Ferrante; a Mezzo Monreale, Giuseppe Badalamenti. Essi non aspettavano che il
segnale.
La
sera del 31 marzo, in casa Albanese, convenivano Giambattista Marinuzzi,
Casimiro Pisani, Giuseppe Bruno-Giordano, Andrea Rammacca, Antonino Lomonaco-Ciaccio,
Antonino Urso, Ignazio Federico, Francesco Perrone-Paladini, Silvestro
Federico; e deliberarono d’insorgere tra il 6 e il 7 di aprile. La
deliberazione da Casimiro Pisani venne comunicata a Messina, perchè si tenesse
apparecchiata, e insorgesse a un dispaccio che annunciava “il matrimonio della
figlia”. I comitati dei dintorni vennero avvertiti: ma ecco, la sera del 2 la
polizia arresta Mariano Indelicato uno dei cospiratori; Casimiro Pisani, avvertito per confidenza di
un amico del suo imminente arresto, si mette in salvo col padre, dopo avere
deposto ogni incarico nelle mani dei fratelli Lo Monaco. Parve non doversi
aspettare oltre, e fu decisa l’insurrezione pel 4 aprile, mercoledì santo. Chi
ruppe l'indugio fu Francesco Riso...
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