I volumi sono disponibili dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it. (consegna a mezzo corriere in tutta Italia) Invia un messaggio Whatsapp al 3894697296, contattaci al cell. 3457416697 o alla mail: ibuonicugini@libero.it
In vendita su tutti gli store online. In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133 e punto vendita Centro Comerciale Conca d'Oro), La nuova bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Nuova Ipsa Editori (Piazza Leoni 60), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56) Libreria Macaione Spazio Cultura (Via Marchese di Villabianca 102)

giovedì 28 giugno 2018

Giuseppe Ernesto Nuccio: I picciotti presentati da Pispisedda. Tratto da: Picciotti e Garibaldini. Romanzo storico sulla rivoluzione del 1859-60

Se lo tirò appresso fino a piazza Magione, dov’era il mercato delle frutta, che cominciava già a popolarsi.
A mano a mano che i picciotti giungevano, Pispisedda li additava a Fedele:
- Ecco Sautampizzu, famoso saltatore; sorpassa un muro alto, con un lancio; balza sui muri dei giardini, alleggerisce gli alberi; arrampicandosi pei tubi dell’acqua e per le cimase tasta se tra le zucche appese sui muri accosto alle finestre, non ce ne sia qualcuna che vada a male e convenga levarla dalla compagnia delle altre.
Ecco Cacciatore, tiratore abilissimo; con una sassata coglie un uccello a volo, e dà il tocco alla campana canterina del campanile di Sant’Anna; se vai a Porta Nuova, in bocca ad uno dei giganti di pietra ci trovi un sassolino che sembra un mozzicone di sigaretta; ce l’ha buttato lui .... per far fumare il gigante.
Ecco Ferraù: più forte del principe saraceno, torce una barra di ferro con le mani; con un pugno stordisce un cavallo; dieci di noi, se vogliamo tenerlo fermo, ci manda a gambe in aria.
Ecco Centolingue; sa fare il grido di tutti gli animali: del cane, del gatto, della pecora, del bue, del ciuco, del maiale, del pipistrello, del gufo.
Ecco don Gaetanino: sa contare tutta la storia dei Reali di Francia, dei Paladini, di Bovo d’Antona, quello mezzo uomo e mezzo cavallo.... ed è coraggioso come.... Gano di Magonza.
E la presentazione continuò un bel pezzo, mentre i picciotti, facendo spallucce, sbirciavano dall’alto in basso Fedele, che, per essere un pecoraro, stimavano di una razza inferiore alla loro. I monelli, per quanto scalzi si fossero e col vestito a brandelli erano cittadini di Palermo, la capitale, dove ci soleva stare il Re in persona. Da più anni il Re “in persona” non ci stava in Palermo e ciò era anche cagione dell’odio che sentivano i Palermitani per Casa Borbone.
Intanto, nella piazza del Mercato, la folla si veniva affittendo, il gridìo si faceva più alto, sì che Fedele, abituato ai silenzi dei monti, disse a Pispisedda:
- Me ne voglio andare: insegnami la via, ora che mi hai condotto fin qui.
E s’incamminarono.
- Questa è la Fieravecchia dove undici anni fa cominciarono a cacciare i soldati, dove nove anni fa presero Garzilli – veniva dicendo Pispisedda. – Questo è il teatro di Santa Cecilia; e questa è la chiesa di Sant’Anna, questo è il teatro Carolino, questi sono i Quattro Cantoni, ed eccoti a piazza Bologni. Quella è la statua del re Carlo V che dice: “Se il sangue non sarà alto un metro nelle strade di Palermo i birri del Borbone non se ne andranno”. Guarda, quanti ce ne sono di birri davanti al Commissariato; quello vicino la statua è la sentinella che ci sta notte e giorno. Ed ora ti saluto; mi dovresti dare la mancia come la dànno gl’Inglesi con le basette e gli occhiali verdi e il libro sempre nelle mani; ma noi siamo amici e non la voglio. Piuttosto, dimmi quando ci rivedremo? 
Fedele sorrideva malinconicamente; egli amava di già quel monello piccinino come una statuina di terracotta abbronzata; quel monello, con la bella grossa testa ricciuta, dove gli occhioni verdognoli si aprivano come grandi finestre sul mare agitato, che gli aveva fatto tanto bene, così, spensieratamente; e gli pareva di conoscerlo da molto tempo e lo appaiava di già alle altre persone che gli erano care: la madre, la signora Bianca, Rocco e Giulia e il padre suo, morto, ma tanto dolce nella memoria.
- Ci rivedremo presto o qui in città o lassù a Baida. Vieni a trovarmi e staremo insieme come fratelli; lassù l’aria buona ti farà crescere come un pioppo e sarai libero.
- Sì, ma più tardi, se scendi, mi trovi ai Quattro Cantoni o nei quartieri della Kalsa, vicino la chiesa della Gancia. Quando mi dice la testa, faccio il muratore; lavoro da don Ciccio Riso in via Vetriera. Tu puoi venirmi a trovare anche colà.
- Ti saluto.
- Servo suo – fece il monello sberrettandosi e stemperando in una sghignazzata un sorriso affettuoso.


Giuseppe Ernesto Nuccio: Picciotti e Garibaldini. Romanzo storico sulla rivoluzione del 1859-60
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice Bemporad nel 1919, con le illustrazioni originali di Alberto della Valle. 
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Pagine 511 - Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti vendita online. 
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
 

Nessun commento:

Posta un commento