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sabato 2 giugno 2018

Luigi Natoli: era siciliano il primo tricolore del 1847 a Roma... - tratto da Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860


Il 15 novembre 1847 Roma era in festa: su tutti gli edifici sventolava il bianco vessillo del Papa: alle legazioni e alle ambasciate italiane ed estere ondeggia­vano le bandiere dei rispettivi stati; fra esse quella del re di Napoli, bianca con in mezzo lo scudo borbonico: gigli d'oro su azzurro. Quel giorno prendeva possesso del suo ufficio la Consulta di stato, istituita da Pio IX; una delle riforme, che con l'amnistia e la istituzione della guardia civica parvero agli Italiani esaltati, i primi squilli di tromba della libertà. Roma dunque tri­pudiava: una folla immensa si assiepava sul Corso, e gremiva la piazza del Quirinale.
Di cortei i Romani ne vedevano spesso, e sfolgo­ranti di colori e di pompe, ma questo era affatto nuovo; e se non aveva le pompe esteriori di una processione, aveva un significato spirituale altissimo, che eccitava l’entusiasmo popolare. Era semplice ed austero. Il Papa aveva espresso volontà che non vi figurassero le bandiere degli altri stati italiani ed esteri, “per prudenziali riguardi” – scrive il notaro Orazio Milanesi, cittadino romano e milite del 2° batta­glione civico: ma permise che vi prendessero parte quanti cittadini di altri stati, dimorassero in Roma.
Anche allora abitavano in Roma molti Siciliani, gio­vani artisti o preti o studiosi o altro. V'erano fra i tanti i fratelli Luigi e Giuseppe Orlando, patrioti provati e futuri fondatori del cantiere di Livorno; i giovani pittori Natale Carta, Giaconia e Rindello, il padre Gioacchino Ventura generale dei Teatini, che fu poi il rappresentante del governo siciliano, il suo congiunto padre Francesco Ventura, il padre don Gaetano Alberto Palizzolo, molti altri.
que­sti Siciliani di Roma avevano preso accordi per inter­venire in massa al corteo con una bandiera; e avevano dato incarico ai fratelli Luigi e Giuseppe Orlando di provvederla, e di “riunire sotto quella ad ora determi­nata i Siciliani dimoranti in Roma caldi amatori dell'ita­liano progresso”.
Pare che non sia stato molto facile provvedersi una bandiera: a ogni modo fu pronta pel 15 novembre; se non che la proibizione del Papa impedì che essa figu­rasse nel gran corteo ufficiale. La proibizione però non contemplava le dimostrazioni popolari; e la sera ve ne fu una nella quale “unitamente al vessillo pontificio, sventolarono le bandiere di tutti gli Stati italiani ed esteri”: del regno di Sardegna, cioè del ducato di Mo­dena, del Granducato di Toscana, del regno di Napoli e via dicendo: e sventolò la bandiera dei Siciliani.
La quale non era quella del regno delle due Sicilie; era il tricolore: il tricolore italiano.
“E così – consacra il notaro Milanesi – fu questa la prima insegna tricolore che sventolò senza contrasto in questa Capitale nel corrente secolo”.
Singolare bandiera, fatta per così dire di cenci. Eccola, come la descrive, con minuzie notarili, il buon Milanesi. Dopo aver constatato che era di tre colori, dice: “Quello verso l'asta è di color verde, l'altro suc­cessivo di color bianco e quello all'estremità di color rosso, e le cuciture dei teli e degli orli son fatte con cotone dei tre suddetti diversi colori. La suddetta ban­diera è larga m. 1 e cent. 83, lunga m. 1 e cent. 25 e mm. 3; la larghezza del primo telo è di cent. 62 ed è composta di tre pezzi uniti insieme che si differiscono un poco nel colore; il secondo telo bianco è largo cent. 60, formato in due striscie e l'ultimo telo rosso è largo cm. 61, composto di tre pezzi che si differiscono un poco nel colore; tutti riuniti con sette cuciture ribattute, con orlo ad uso fazzoletto.... più nel quarto superiore che è più vicino all'asta vi è attaccato con cuciture lo stemma della Sicilia in uno scudo rotondo del diametro di cm. 17 in mussola di cotone rappresentante la Tri­nacria, dipinta a chiaroscuro, acqua ragia ed olio”.
Dopo questa dimostrazione la bandiera che aveva eccitato entusiastici applausi, fu conservata; ma non mancò l’occasione, perchè ritornasse a garrire al vento della città eterna...


Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul risorgimento siciliano. 
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00
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