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giovedì 28 giugno 2018

Giuseppe Ernesto Nuccio: Pispisedda e i lupi a Palermo. Tratto da: Picciotti e Garibaldini. Romanzo storico sulla rivoluzione del 1859-60

Dopo che ebbero raccontato più d’una volta e in tutti i particolari le vicende della lotta e dell’inseguimento agli avventori, che li regalarono generosamente, Fedele e Pispisedda – il monello – attraversando piazza Magione, scivolarono nei quartieri della Kalsa e andarono ad accucciarsi dietro la porta della chiesa di Santa Teresa.
La chiesa alta spandeva la sua larga ombra protettrice sui due ragazzi, sulla via, sulle case di contro e pareva allungarsi per distendersi, laggiù, in fondo, sul mare e sul cielo. I due ragazzi tacevano e non s’udiva che la voce del mare, cupa come un ululìo sommesso di cento lupi, che s’avanzassero in massa.
- Ascolta, ascolta i lupi – disse Pispisedda.
Fedele sorrise:
- In Palermo non ci sono lupi.
- Sì, ci sono.
- Tu vuoi burlarti di me.
- Non scherzo! Quello che ti assalì, e quelli che sbucarono a torme dalla via Alloro e ci inseguivano ululando, erano lupi! Hanno fucili e sciabole invece di zampe e zanne e sono feroci come quelli dei tuoi monti; assaliscono e scannano le pecore e le pecore siamo noi, perchè pochi e senza armi. Tu non lo sai, ma lo sanno tutti i Palermitani. Una volta, undici anni fa, a gennaio, io ero nato allora allora, me lo raccontarono di poi, di lupi ne vennero da Napoli tanti, quanti tutti i lupi veri che ci sono su tutta la terra. Li mandò re Ferdinando, e si gettarono su Palermo; e uomini e donne e fanciulli ne scannarono assai assai, chè il sangue scese a fiumi per via Toledo. 
Fedele ascoltava intensamente. Sì, era vero! Quello che aveva detto il vecchio lassù al Castellaccio ora lo ripeteva Pispisedda. Anche in Palermo c’erano i lupi. Era vero!
- E il lupo capo sai chi è? È Maniscalco, quello che fece spezzare gli specchi e chiudere le porte del Casino.... Fu Maniscalco che disse ai birri-lupi: “Uscite dalle vostre caverne (che sono le caserme), correte per la città, date la caccia a tutte le pecore!”. 
Non s’udì altro che la voce alta del mare, alla quale, poco di poi, s’accompagnò il ronfare di Pispisedda. Fedele stette più a lungo sveglio, ma in un torpore simile al sonno, durante il quale si cozzavano nella sua mente pensieri strani e disparati finchè anche su lui cadde il sonno pesante…


Giuseppe Ernesto Nuccio: Picciotti e Garibaldini. 
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice Bemporad nel 1919 con le illustrazioni di Alberto della Valle e la copertina di Niccolò Pizzorno. 
Pagine 511 - Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

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