Nella ricorrenza cinquantenaria della rivoluzione
siciliana del 1860, il signor Alessandro Luzio, rievocò sul Corriere della
Sera di Milano i fasti dell'epopea garibaldina, interrogando vecchie
collezioni di giornali, e memorie di coloro che presero parte alla campagna di
Sicilia dalla spedizione dei Mille a quella del maggior Corte, che, se non
erro, fu l’ultima venuta.
Le sue rievocazioni, non c’è bisogno di dirlo, erano fatte
col garbo che il Luzio mette in tutte le cose sue; ma non posso dire con la
stessa sicurezza che storicamente fossero esatte; nè egli crederà certo di
aver messo nella giusta luce gli avvenimenti di cui si occupò, pel solo fatto
che spigolò dai Mille del Bandi, dalle Memorie di Garibaldi,
dagli scritti di Ippolito Nievo, dalle corrispondenze del Times e dell'Allgemeine Zeituna, e
infine, dagli storici più o meno orecchianti o impressionisti. Il Luzio, e non
s'abbia a male l'egregio uomo che io rilevi questa sua manchevolezza, e con
lui gli altri scrittori della spedizione garibaldina in Sicilia, hanno il
grandissimo torto di non supporre che vi siano in Sicilia archivi pubblici e
privati, che contengono documenti, stampe, opuscoli preziosissimi; e che vi
siano opere da consultare, le quali potrebbero non soltanto modificare il
racconto dei fatti, ma anche molti giudizi; e sfatare leggende nate, non si sa
come e perché, o forse si sa pur troppo.
Questi storici hanno anche un altro torto: quello di
credere che la spedizione dei Mille sia tutta la rivoluzione siciliana; o che,
forse, questa sia scoppiata per virtù di quella. Per cui essi, appena appena si
degnano di dare uno sguardo all’episodio del 4 aprile, allo stato
insurrezionale durato fino al 27 maggio, alla spedizione di Rosalino Pilo e di
Giovanni Corrao; e pare non sospettino neppure che senza questa e quello, né
Garibaldi né i Mille sarebbero salpati da Quarto.
Ora a tanti anni di distanza, quando i fatti storici si
possono guardare con maggior serenità, e altri documenti son venuti in luce, è
bene ristabilire la verità storica, senza esagerazioni, cadute ormai nel
dominio dei luoghi comuni, e senza reticenze inutili. E appunto per questo non
bisogna fondarsi unicamente sulle testimonianze raccolte da una parte sola: per
quanto meritevoli di credito esse vanno riscontrate con altre testimonianze, e
saggiate sulla pietra di paragone dei documenti. I Mille che seguirono
Garibaldi sono veramente mille eroi, e l’impresa alla quale si accinsero, fu
meravigliosa e miracolosa; ma per esser tali non è necessario tacere, travisare
e qualche volta calunniare il potentissimo aiuto che direttamente e
indirettamente ebbero in Sicilia dai Siciliani; non è necessario tacere
l’efficacia risolutiva dello ambiente; giacchè è bene affermarlo ancora una
volta e chiaramente, se la spedizione dei Mille non avesse trovato, neppure il
solo concorso morale di tutto un popolo in rivoluzione (dico rivoluzione, non
ribellione) Garibaldi e i Mille avrebbero incontrato la sorte dei fratelli
Bandiera e di Carlo Pisacane. Anzi, per rimanere in tema garibaldino, la
campagna di Sicilia del 1860, non avrebbe avuto esito diverso della campagna
dell’Agro Romano del 1867, che pure si compiè in condizioni numeriche e
d’armamento superiori. Vincitori, anche, a Calatafimi, i Mille avrebbero
avuta a Palermo una Mentana assai più disastrosa.
Luigi Natoli: La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Prezzo di copertina € 24,00 - pagine 575
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Nessun commento:
Posta un commento