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mercoledì 24 maggio 2017

Luigi Natoli: gli esuli siciliani rivedono le coste della Sicilia... - Tratto da: La rivoluzione siciliana nel 1860


Elusa la crociera napoletana nel Tirreno, e mutata rotta, l’11 maggio il Piemonte e il Lombardo, filavano verso la Sicilia; e gli esuli Siciliani videro con le lagrime sugli occhi l’antico Erice avvolto fra le nebbie del mattino, faro gigantesco, che sembrava aspettare il ritorno dei figli lontani. Videro le Egadi tra il rosso vapore dell’aurora, e ritti sulle prore salutavano la madre terra, per la cui redenzione venivano a dare la vita. Garibaldi domandò a Salvatore Calvino, che era di Trapani, se conveniva tentare ivi lo sbarco; ne fu dissuaso, e anche dal Turr, che, come si era stabilito in un consiglio con Crispi, Orsini, Castiglia, propen­deva per Marsala. Oltrepassata Favignana, incontrata una paranza comandata da Antonio Strazzera, fattala avvicinare, Garibaldi gli domandò se vi fossero legni da guerra napoletani in quei paraggi, e truppe in Mar­sala: seppe che i legni avevan preso il largo verso Sciacca, e che le truppe eran partite il giorno innanzi: ed allora ordinò che il Piemonte e il Lombardo a tutto vapore facessero rotta sopra Marsala, dove giunsero verso il tocco. Il Piemonte entrò nel porto, ove stavano all’ancora due navi inglesi l’Argus e l’Intrepid; il Lom­bardo arenò. Cominciò subito lo sbarco sulle scialuppe delle due navi e la paranza dello Strazzera, offertasi spontaneamente; altre barche furono obbligate a pre­starsi.
Il corpo dei volontari non era ancor tutto sbarcato, quando apparvero due navi borboniche, lo Stromboli e il Capri, che venivano velocemente; e in breve si col­locarono in posizione di combattimento dinanzi al porto. Ma la presenza delle due navi straniere, e la vista delle tuniche rosse sul molo, che sembrarono uniformi di truppe inglesi, resero dubitosi i comandanti delle navi borboniche; i quali per timor di complicazioni diploma­tiche, mandarono un ufficiale a bordo delle navi bri­tanniche, a chiedere informazioni prima di aprire il fuoco. L’indugio diede tempo al resto dei volontari di sbarcare, disporsi in colonna e marciare verso la città; e quando le navi borboniche tirarono, non fecero altro danno che uccidere un povero cane: sfogarono allora contro le due navi abbandonate; il Lombardo distrussero: il Pie­monte rimorchiarono a Palermo, inutile trofeo della loro imperizia.
Questa nave, che avrebbe dovuto essere conservata, come testimonio di un prodigio, come cosa sacra, fu dall’ Italia risorta mandata poi a Bari a far ufficio di rimorchiatore del cavafango!
 
 
Luigi Natoli: La rivoluzione siciliana del 1860 fa parte del volume: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

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