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mercoledì 24 maggio 2017

Luigi Natoli: Garibaldi incontra le squadre dei "picciotti" siciliani. Tratto da: La rivoluzione siciliana del 1860.


La mattina del 12, ordinate le compagnie, i Mille presero la strada di Salemi. Dopo tredici miglia di marcia in salita, sotto il sole cocente, per strade aperte, bivaccarono a Rampagallo, dove un nipote di Alberto Mistretta, ricco signore di Salemi, venne loro incontro offerendo ristoro alle truppe e ospitalità nella prossima fattoria.
Ivi apparve a Garibaldi la prima squadriglia siciliana, di circa cinquanta uomini armati, condotti dai fratelli Sant’Anna di Alcamo. Altri armati poco dopo si aggregarono ai volontari, onde, riordinando il corpo, Garibaldi formò una nuova compagnia sdoppiando l’ot­tava, e ponendo la nona sotto il comando di Grizziotti.
Istituì inoltre un picciol corpo di artiglieri, che affidò all’Orsini, e una squadra di marinai cannonieri agli or­dini di Salvatore Castiglia. Passata la notte a Rampagallo, all’alba del 13 Garibaldi mosse per Salemi, dove già La Masa e altri liberali siciliani l’avevano preceduto per preparare il paese.
Entrò fra le acclamazioni entu­siastiche della popolazione, lo squillare delle campane, lo sventolio delle bandiere: i Mille v’ebbero calorose ac­coglienze. Impartiti ordini a Turr, provveduto ai volon­tari, Garibaldi passò la giornata a studiare il suo piano e a meglio ordinare il corpo della spedizione.
Nuove squadre giungevano; più forte e migliore delle altre quella di Giuseppe Coppola di Monte San Giuliano, ch’ebbe compagni, giovani di provato patriottismo, i fra­telli La Russa, Vito Spada, Giuseppe Hernandez. Giun­geva ancora, prezioso ausilio, frate Giovanni Pantaleo di Castelvetrano, giovane, non privo di cultura, ardente, enfatico, coraggioso; che non fu soltanto l'Ugo Bassi dei Mille, come lo chiamò Garibaldi, ma anche il Pietro eremita della rivoluzione. Garibaldi intuì tutto il van­taggio che poteva trarre dal frate, e lo spedì a Castel­vetrano per sollevarvi il popolo, mentre La Masa faceva altrettanto a Santa Ninfa e a Partanna. Intanto si co­struivano a Salemi, sotto la direzione dell’Orsini e di Achille Campo gli affusti dei cannoni; si procuravano cavalcature, bestie da soma, carri: si costruivano lance per armare coloro – e non eran pochi – che non avevan fucili.
 
 
 
Luigi Natoli: La rivoluzione siciliana del 1860 è pubblicata in: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00 - Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti al sito www.ibuonicuginieditori.it

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