Per avere un indice sicuro delle nuove idee bisogna venire alle Exscursions politiques del cavaliere
Michele Palmieri di Miccichè, esule siciliano del 1820, annesse a un suo libro
di memorie bizzarro e interessante, stampato a Parigi nel 1830, poco dopo la
rivoluzione di luglio . Nelle quali memorie egli scriveva: “Da quando vivo,
non odo dire che – Io son Romano, io son Napoletano, io son Lombardo, io son
Piemontese, io son Siciliano – e mai io son Italiano. – Eh! miei cari
compatrioti, sarebbe tempo di finirla. Pensate dunque che un’Italia grande e
potente è esistita, e, se piace a Dio, essa potrà rinascere”.
Se non identici, presso che simili idee
cominciavano a propagarsi fra i giovani di Sicilia, sia pel fervore con cui si
leggevano Dante, Alfieri, il Foscolo e le storie del Botta, e si evocavano le
grandi figure dell’antica storia patria; sia per le relazioni che tra i liberali
nostri si stringevano – come testimonia Rosolino Pilo in una lettera al La Masa,
– “coi liberali della penisola che... abbracciavano i principi della Giovine
Italia” .
Si erano formati in Palermo, in Messina,
in Catania, in Siracusa, come in Napoli, come altrove, dei gruppi di giovani
liberali, che segretamente cospiravano, e che non si estraniavano dall’Italia;
attratti in quel fervido lavorio che da Parigi, da Londra, da Malta convergeva
i suoi sforzi sull’Italia: e la Sicilia fin da quei tempi era designata come la
terra donde doveva partirsi la rivoluzione, non siciliana, ma italiana.
Giungeva anche qui la voce di Giuseppe
Mazzini con le copie della Giovane Italia;
e si trascriveva la sua lettera ai
siciliani, sprone, ammonimento e invito; ma non creava un partito
rigidamente unitario: fomentava sì il sentimento nazionale; ma i nostri lo
armonizzavano con la loro storia: e la loro storia si compendiava in una
parola: indipendenza. E però la formola politica che si maturava negli animi
era quella suggerita da Michele Palmieri fin dal 1830 una confederazione
di liberi stati italiani della quale la Sicilia avrebbe fatto parte come stato,
non come provincia. Su questo principio nel 1838 Michele Amari scriveva, e
Francesco Brisolese stampava alla macchia, onde ebbe a patirne prigionia, il Catechismo Siciliano; nel quale si può
leggere questo periodo: “Grande e bello è il pensiero della unione di tutta
l’Italia in uno Stato che sarebbe possentissimo quanto altro al mondo. Felici
si vedrebbero ora gli Italiani, se, sin da 8 secoli, in qua delle Alpi non vi
fosse stato che un impero. Ma come l’Italia da secoli è divisa in tanti piccoli
stati...: impossibile la unione di tutte le provincie italiane...”. E perciò i
rapporti che convenivano erano quelli della Federazione, nella quale
“lietissima” la Sicilia sarebbe rientrata.
Le quali idee ribadiva nel 1846,
pubblicando l’allora inedito Saggio
storico sulla Costituzione del Regno di Sicilia di Niccolò Palmieri: nella
prefazione al quale egli segnava quale, praticamente, doveva allora essere la
soluzione del problema italiano, cui era connesso quello siciliano.
Comunque,
si cospirava in Sicilia non più isolatamente; e tracce di questo lavoro di
cospirazione e delle pratiche segrete che correvano fra la Sicilia e il
continente si possono trovare spigolando gli epistolari, e attraverso le carte
degli Archivi di Stato. Quelle dell’Archivio di Palermo rivelano la costante
paura del governo, che sapeva, e ne metteva sull’avviso le autorità dell’isola,
quel che Nicola Fabrizi, esule da Modena, faceva a Corfù – dove era allora; –
segnalava i suoi sospetti su cantanti e viaggiatori che venivano dal
continente, e che si supponevano agenti rivoluzionari; avvertiva la venuta di
emissari della Giovine Italia; e
delle intese e scambi fra i rivoluzionari di Francia con quelli di Spagna, e le
relazioni fra questi e i Siciliani e gli esuli di Malta; e di una Rivista Straniera, della quale Palermo
doveva essere uno dei centri di distribuzione.
Luigi Natoli: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860.
Tratto da: Rivendicazioni - La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
pagine 525 - prezzo di copertina € 24,00 - Sconto 15%
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