Salendo al trono,
Ferdinando II col nuovo proclama prometteva di sanare le piaghe che
affliggevano il Regno, e di apportare utili riforme nell’amministrazione, nella
giustizia e nell’esercito. Queste promesse e l’avere scacciato il Viglia e gli
altri intriganti, lo facevano in Napoli salutare “novello Tito”.
Ma quanto a mutamenti
politici Ferdinando fu profondamente avverso. Era assolutista, e né gli
avvenimenti di Francia, né il fermento che era in tutta Italia scossero la sua
fede nel regime assoluto.
Di scarso ingegno, di
più scarsa coltura, vendicativo nelle vittorie, doppio e astuto nelle
sconfitte; buono per tornaconto; virtuoso negli affetti domestici, volgare
nelle amicizie, caparbio sino alla cecità, illuso di regnare per inabolibile
diritto divino, avrebbe potuto essere il primo re d’Italia, e si contentò
d’essere vassallo dell’Austria.
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
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Nella foto: ritratto di Ferdinando II di Borbone (museo di Storia Patria - Palermo)
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