dell'eterna clemenza unica figlia,
d'ogni affanno mortal debellatrice,
bella speme del cuor, chi ti somiglia?
Nei gravi d'anni suoi l'egro infelice
di te si pasce, e teco si consiglia,
per te lo stesso già si fa felice
né a disperazion l'unghie arroviglia
Per te il passato nell'oblìo s'immerge
non si cura il presente, e l'avvenire
segue i voti del core, e il pianto terge.
Lieto ancor io, per te, le mie ritorte
soffro, illudendo il vigile desire
che alfin le spezzi libertade o morte.
Giuseppe Lo Verde
Questo è il III dei cinque sonetti che il Lo Verde scrisse sulle pareti del carcere, e che furon subito trascritti e diffusi di nascosto. Qualche diarista li riprodusse nelle sue cronache manoscritte. Io l'ho tolto da un quaderno di compiti scolastici del 1822. A. Aristiche ve li copiò. Il quaderno si conserva dal figlio Ernesto. Il Lo Verde quando fu fucilato aveva appena venti anni! Le storie tacciono di questo eroico giovane.
Luigi Natoli.
Luigi Natoli pone Giuseppe Lo Verde tra i protagonisti del romanzo Braccio di Ferro avventure di un carbonaro (edito I Buoni Cugini editori anno 2016 e nel volume della trilogia del Risorgimento: Braccio di Ferro avventure di un carbonaro, I morti tornano..., Chi l'uccise? edito i Buoni Cugini editori anno 2014)
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