Il 7 aprile, Maniscalco fece arrestare il duca di
Monteleone, il cavaliere Notarbartolo di S. Giovanni, il barone Riso, il
principe di Giardinelli e il duca di Cesarò, che trovò radunati in casa
Monteleone. Il principe di Niscemi che era presente, non volendo abbandonare i
suoi amici, si dichiarò reo della loro colpa, e offerse da sé i polsi alle
manette: e la polizia non lo respinse: era una vittima di più, e non guastava.
I sei giovani signori, circondati di birri, incatenati, furono a piedi condotti
lungo il Cassaro, come malfattori; e il
popolo commosso salutò, scoprendosi con riverente silenzio, il loro passaggio.
Più tardi a bordo di un legno americano arrestò il
padre Lanza. Due giorni dopo, faceva punire col fuoco, col saccheggio, le
uccisioni degli inermi, il villaggio di S. Lorenzo. Intanto in città e alle sue porte avvenivano zuffe e uccisioni,
alternate con dimostrazioni.
La sera del 7 furono tirati dei colpi contro la
caserma della Sesta Casa, e fu uccisa una sentinella al Cancelliere; l’8 fu
appiccato il fuoco contemporaneamente ai Commissariati di via Pizzuto, che
bruciò tutto, e a quello di via Vetriera, che bruciò in parte; il 10, fucilate
nel sobborgo dell'Olivuzza; birri bastonati in città; il 12 tutte le botteghe
della via Toledo si chiusero per invito dei giovani Salvatore Bozzetti, Gaetano
Borghese ed Eliodoro Lombardo, poeta e patriota, ingiustamente dimenticato: i
quali fecero correre la voce di una dimostrazione pel pomeriggio del 13. La
cosa fu concertata dal padre Gustarelli, basiliano, dai tre giovani citati e da
altri audaci, fra i quali si ricordano Rosario Ferrara, Giuseppe Lombardi,
Antonio e Giovanni Orlando, Antonino Stancanelli e altri. La folla era grande:
il grido di Viva l'Italia, viva la libertà! rimbombò: dai balconi uomini
e donne rispondevano; la polizia non seppe reagire. Ma il domani, per
diffondere il terrore, Maniscalco, contro gli ordini del re Francesco, che, con
due dispacci aveva ordinato si soprassedesse all'esecuzione delle sentenze di
morte pei fatti del 4 aprile, affrettava la fucilazione di tredici
prigionieri, condannati dal Consiglio di guerra nella “supposizione”
che fossero tra’ capi della rivolta....
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