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lunedì 13 marzo 2017

Luigi Natoli: Palermo dopo il 4 aprile. Tratto da: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860



Il 7 aprile, Maniscalco fece arrestare il duca di Monteleone, il cavaliere Notarbartolo di S. Giovanni, il barone Riso, il principe di Giardinelli e il duca di Cesarò, che trovò radunati in casa Monteleone. Il principe di Niscemi che era presente, non volendo abbandonare i suoi amici, si dichiarò reo della loro colpa, e offerse da sé i polsi alle manette: e la polizia non lo respinse: era una vittima di più, e non guastava. I sei giovani signori, circondati di birri, incatenati, furono a piedi condotti lungo il Cassaro, come  malfattori; e il popolo commosso salutò, scoprendosi con riverente silenzio, il loro passaggio. Più tardi a bordo di un legno americano arrestò il padre Lanza. Due giorni dopo, faceva punire col fuoco, col saccheggio, le uccisioni degli inermi, il villaggio di S. Lorenzo. Intanto in città e alle sue porte avvenivano zuffe e uccisioni, alternate con dimostrazioni.
La sera del 7 furono tirati dei colpi contro la caserma della Sesta Casa, e fu uccisa una sentinella al Cancelliere; l’8 fu appiccato il fuoco contemporaneamente ai Commissa­riati di via Pizzuto, che bruciò tutto, e a quello di via Vetriera, che bruciò in parte; il 10, fucilate nel sobborgo dell'Olivuzza; birri bastonati in città; il 12 tutte le botteghe della via Toledo si chiusero per invito dei giovani Salvatore Bozzetti, Gaetano Borghese ed Eliodoro Lombardo, poeta e patriota, ingiustamente dimen­ticato: i quali fecero correre la voce di una dimostra­zione pel pomeriggio del 13. La cosa fu concertata dal padre Gustarelli, basiliano, dai tre giovani citati e da altri audaci, fra i quali si ricordano Rosario Ferrara, Giuseppe Lombardi, Antonio e Giovanni Orlando, An­tonino Stancanelli e altri. La folla era grande: il grido di Viva l'Italia, viva la libertà! rimbombò: dai balconi uomini e donne rispondevano; la polizia non seppe rea­gire. Ma il domani, per diffondere il terrore, Maniscalco, contro gli ordini del re Francesco, che, con due dispacci aveva ordinato si soprassedesse all'esecuzione delle sen­tenze di morte pei fatti del 4 aprile, affrettava la fuci­lazione di tredici prigionieri, condannati dal Consiglio di guerra nella “supposizione” che fossero tra’ capi della rivolta....
 
 
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano
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