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martedì 28 maggio 2019

Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento

Il volume Rivendicazioni che fa parte della Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli, raccoglie gli scritti storiografici dell'autore sulle Rivoluzioni siciliane, dal 1848 al 1860.
Per una maggiore chiarezza del lettore, abbiamo preferito introdurre gli scritti con una "Premessa storica", ovvero la narrazione dei fatti che coinvolgono la Sicilia dal Congresso di Vienna al 1848, tratta da Storia di Sicilia dalla preistoria al Fascismo ed. Ciuni anno 1935.
Segue "La rivoluzione siciliana nel 1860", pubblicata ad opera del Comitato cittadino pel cinquantenario del 27 maggio 1860 dalla Società editrice Marraffa (1910). 
L'autore, nella piccola prefazione, così presenta il testo: "Questo libro vuol essere una rapida narrazione dei rivolgimenti siciliani del 1860, e segnatamente di Palermo; non critico dunque, non discuto: pure molte cose inesattamente narrate fin qui o alterate o taciute, dico e procuro correggere secondo verità; e tutta quella parte che i nostri vi ebbero dal 15 maggio in poi, la quale ordinariamente non apparisce nelle storie, ho cercato di lumeggiare nelle sue giuste proporzioni, parendomi non soltanto ingiustizia, ma anche ingratitudine lasciar nell’ombra o menomar le opere e i sacrifici dei nostri, che prepararono prima, e spianarono, resero possibile poi e vittoriosa la spedizione garibaldina dei Mille e l’unità nazionale. Non apologie, né esagerazioni: ma neppure silenzi, e peggio, menzogne e ingiurie, di che si compiacquero anche recenti narratori." Una rapida narrazione quindi, di circa 117 pagine, della quale non si discute la veridicità: "Affermo però nel modo più assoluto, che quanto io narro, e come lo narro, risulta oltreché dal confronto e dalla critica delle varie storie e biografie stampate dal 1860 in qua, anche da testimonianze dei tempi, da opuscoli rari e poco noti, da note, memorie, lettere, e in genere manoscritti ancora inediti, e principalmente dai documenti officiali dell’Archivio di Stato, specialmente di fonte borbonica, dai giornali del tempo, dai fogli volanti (di cui una ricchissima collezione raccolse il compianto dottor G. Lodi e donò alla Società di Storia Patria) e da memorie particolari raccolte dalla viva voce; e tutto ho messo in riscontro; perché la verità scaturisca limpidamente senza postume ire né inutili apoteosi, che oramai non son più di stagione". Così Luigi Natoli conclude la sua premessa, e lui stesso in modo molto chiaro spiega al lettore lo scopo del volumetto. 
Segue "Di un volume di documenti sulla Rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille" tratto dal mensile Rassegna storica del Risorgimento  Anno XXV – Fasc. II Febbraio 1938 – A. XVI - La Libreria dello Stato – Roma. In questa parte, che l'autore inizia così "Gli storici che si sono occupati della rivoluzione siciliana del 1860 e della spedizione dei Mille, hanno finora attinto a una sola fonte, hanno cioè pubblicato memorie, diari, opuscoli inediti o editi, rari o malnoti, documenti ufficiali, lettere, quasi tutti di parte liberale; e per la spedizione garibaldina, salvo uno o due libri borbonici, delle lettere, dei diari, degli opuscoli di coloro che ne fecero parte. Ne vennero fuori pubblicazioni, che avevano tutta la parvenza della verità per essere raccontate da un testimone oculare, tuttavia si differenziano l’una dall’altra; e non soltanto nel precisare le ore in cui avvenne questa o quell’altra cosa, quanto nel narrare i fatti. Basta leggere il libro dell’Agrati, che bellamente raccoglie dai vari diaristi e dai vari scrittori di lettere tutte le diversità e le contraddizioni, dinanzi alle quali il lettore non sa a chi credere". La rivoluzione siciliana narrata quindi dal punto di vista dei Borboni, con le loro intuizioni e con i loro errori. Ad esempio il clamoroso comunicato: "Dicesi che Garibaldi con un vapore, forse russo, verrà a Messina, e che altri siano costà” Oppure il rimprovero del re Francesco al principe di Castelcicala "Ma come luogotenente e con un Consiglio di direttori debbo chiaramente dirvi, caro principe, che oramai sono ben quarantuno giorni, e di spiacevolmente, non solo non si è alla fine della cosa, ma si può dire invece essere al bel principio”, oppure la comunicazione del Principe di Castelcicala del saccheggio al villaggio S. Lorenzo il 9 aprile 1860 “Per quanto grande era il disprezzo che si avea nella truppa, ora altrettanto forte è il timore che la più meschina recluta, incute ai più audaci”. E continua: “Stanotte ho spedito due colonne al villaggio di S. Lorenzo ov’erano trincerati il più gran numero de’ribelli” (è la terza spedizione).
Una delle colonne recata dall’Ercole è sbarcata alle loro spalle, mentre l’altra guidata dal maggiore Polyzzy, li ha attaccati di fronte. Ho visto col cannocchiale del telegrafo l’assalto dato alle case tutte di quel villaggio dalla valorosa truppa, che li ha snidati, facendone morti, feriti e prigionieri, e ridusse poscia in fiamme quel torbido villaggio, che è stato sempre il terrore della capitale".
Segue un prezioso documento su I più piccoli garibaldini del 1860 Estratto da “La Sicilia nel Risorgimento italiano”  Palermo – 1931 dove l'autore ci fa conoscere i giovanissimi siciliani che volontariamente si uniscono alle squadre siciliane e ai Mille per la libertà dell'Isola: Erano costoro i giovanetti, che istituiti in battaglione con decreto di Garibaldi del 22 giugno di quell’anno, erano stati acquartierati nell’Ospizio di Beneficenza, per formare con essi dei sottouffiziali, e alla cui direzione era preposto il Mario. L’articolo 7 del Regolamento prescriveva che non potevano esservi ammessi “adolescenti minori di anni 10 e maggiori di anni 17”. Erano dunque ragazzi. Il documento è corredato anche dalla trascrizione di lettere dell'epoca trovate dall'autore
"Apro l’Unità Italiana del 2 agosto, e vi trovo la seguente letterina:
“Affezionatissimo padre,
“L’amore della Patria supera ogni altro amore, è lei che mi chiama a difenderla. Spero di ritornare vittorioso, ma se il destino vuole che io muoia son pronto a versare il mio sangue. Abbracciandola, ecc..”
Chi scrisse questa letterina? Un quattordicenne, Ignazio Zappalà di Palermo, che fuggì dalla casa paterna, si battè a Milazzo, e fece poi tutta la campagna nell’Italia meridionale. 
che narra in seguito le ricerche dell'allora sindaco di Palermo e Presidente della Società Garibaldina commendatore Albanese (1910) in occasione del cinquantenario del 27 maggio 1860, per ritrovare i "piccoli garibaldini" ma che, a quanto sembra, risultarono infruttuose per la maggior parte "I sindaci mandarono quel che poterono, che non sono tutti; molti o per accidia o per altre ragioni rimasero ignorati, perché non è possibile che di ventimila, quanti si presume che la Sicilia ne abbia dati a Garibaldi, la più parte giovani, siano morti circa diciottomila in cinquant’anni. L’elenco pubblicato dal comm. Albanese dà soltanto millenovecentosessantotto garibaldini viventi nel 1910"
Il volume si conclude con Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860, pubblicato dalla Cattedra Italiana di Pubblicità nel 1927. Nella premessa, l'autore illustra gli "intendimenti" che lo portarono a Rivendicazioni: Raccolgo in questo volume alcuni scrittarelli, dei quali alcuni veggono ora la luce per la prima volta, altri, già pubblicati su giornali, sono così interamente rifatti, che possono considerarsi nuovi.
Quali gli intendimenti che m’indussero a comporne un libro, il lettore vedrà da sè; e gli farei un torto se mi trattenessi a illustrarglieli. Dirò soltanto che questi scritti nacquero dalla mia passione per la Sicilia e specialmente per Palermo mia città natale: passione che invece di affievolirsi con gli anni, è divenuta più intensa via via che mi sono addentrato – quanto è possibile a una vita umana assillata dai bisogni della vita cotidiana – nello studio della storia; e mi sono accorto degli errori, dei pregiudizi, della superficialità e anche dell’ignoranza di che son pieni scrittori, anche valorosi, quando parlano e giudicano delle cose siciliane. Delle quali non si può parlare con tanta facilità e leggerezza; così vasta, molteplice, ricca di cose ancora ignote, inesplorate è la nostra storia. 
Si tratta dello scritto più completo sul Risorgimento, poiché narra storiograficamente la rivoluzione siciliana dal 1848 al 1860, con articoli dei giornali dell'epoca, testimonianze, dati storici minuziosamente descritti. Particolare la dedica: "Ai figli, perchè l'opera dei padri non dimentichino".
Un volume di 575 pagine, con la copertina di Niccolò Pizzorno, che tutti dovremmo leggere, per sentirci orgogliosi di essere siciliani e della nostra storia. E per dire grazie a quei padri che per noi e per la nostra libertà donarono la propria vita.

Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento. 
Prezzo di copertina € 24,00
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Disponibile presso La Feltrinelli libri e musica. 



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