Narra Alberto Mario, che nel settembre del 1860, Garibaldi, ritornato improvvisamente da Napoli per troncare le mene del Depretis, e nominare prodittatore Antonio Mordini, volle passare in rivista il “Battaglione degli adolescenti”. Erano costoro i giovanetti, che istituiti in battaglione con decreto di Garibaldi del 22 giugno di quell’anno, erano stati acquartierati nell’Ospizio di Beneficenza, per formare con essi dei sottouffiziali, e alla cui direzione era preposto il Mario. L’articolo 7 del Regolamento prescriveva che non potevano esservi ammessi “adolescenti minori di anni 10 e maggiori di anni 17”. Erano dunque ragazzi.
Avvenne la rivista. Erano questi adolescenti più d’un migliaio, quasi tutti palermitani, che stavano disciplinati, rigidi come vecchi soldati; ma il fascino di Garibaldi trasfigurava le ancor tenere sembianze in immagini di lioncelli. Egli disse al Mario: “Fatemi un paio di battaglioni di questi giovanetti: ho visto a Milazzo come si battono e voglio condurli con me”.
I battaglioni garibaldini allora si componevano da 200 a 600 uomini; comunque furono pronti, e partirono; erano i più di 17 anni, ma ve n’erano anche di 16, di 15 e perfino di 14 anni. E il 1 ottobre si batterono. Gli elogi che dei Siciliani tesserono spontaneamente i generali Dezza, Avezzana, Bixio, Türr, e Bixio anche alla Camera, vanno pure a questi piccoli garibaldini.
Ma il Generale fece un’allusione a Milazzo. Infatti ve ne furono che, fuggiti o dall’Ospizio o dalla casa paterna, seguirono i garibaldini e presero parte al combattimento: e ce n’erano di appena 14 anni.
Apro l’Unità Italiana del 2 agosto, e vi trovo la seguente letterina:
“Affezionatissimo padre,
“L’amore della Patria supera ogni altro amore, è lei che mi chiama a difenderla. Spero di ritornare vittorioso, ma se il destino vuole che io muoia son pronto a versare il mio sangue. Abbracciandola, ecc..”
Chi scrisse questa letterina? Un quattordicenne, Ignazio Zappalà di Palermo, che fuggì dalla casa paterna, si battè a Milazzo, e fece poi tutta la campagna nell’Italia meridionale. Il signor Antonino, padre, corse a Milazzo, ma se ne tornò col cuore gonfio d’orgoglio, e pubblicò nella stessa Unità questo certificato:
Avvenne la rivista. Erano questi adolescenti più d’un migliaio, quasi tutti palermitani, che stavano disciplinati, rigidi come vecchi soldati; ma il fascino di Garibaldi trasfigurava le ancor tenere sembianze in immagini di lioncelli. Egli disse al Mario: “Fatemi un paio di battaglioni di questi giovanetti: ho visto a Milazzo come si battono e voglio condurli con me”.
I battaglioni garibaldini allora si componevano da 200 a 600 uomini; comunque furono pronti, e partirono; erano i più di 17 anni, ma ve n’erano anche di 16, di 15 e perfino di 14 anni. E il 1 ottobre si batterono. Gli elogi che dei Siciliani tesserono spontaneamente i generali Dezza, Avezzana, Bixio, Türr, e Bixio anche alla Camera, vanno pure a questi piccoli garibaldini.
Ma il Generale fece un’allusione a Milazzo. Infatti ve ne furono che, fuggiti o dall’Ospizio o dalla casa paterna, seguirono i garibaldini e presero parte al combattimento: e ce n’erano di appena 14 anni.
Apro l’Unità Italiana del 2 agosto, e vi trovo la seguente letterina:
“Affezionatissimo padre,
“L’amore della Patria supera ogni altro amore, è lei che mi chiama a difenderla. Spero di ritornare vittorioso, ma se il destino vuole che io muoia son pronto a versare il mio sangue. Abbracciandola, ecc..”
Chi scrisse questa letterina? Un quattordicenne, Ignazio Zappalà di Palermo, che fuggì dalla casa paterna, si battè a Milazzo, e fece poi tutta la campagna nell’Italia meridionale. Il signor Antonino, padre, corse a Milazzo, ma se ne tornò col cuore gonfio d’orgoglio, e pubblicò nella stessa Unità questo certificato:
“Cacciatori della Alpi – 2° Battaglione.
Costa al sottoscritto che il quattordicenne Ignazio Zappalà di Antonino seguì da Palermo il suddetto battaglione all’insaputa di suo padre, e prese parte attiva, anzi si distinse nel combattimento del 20 luglio avvenuto nelle campagne di Milazzo, il cui esito felice ci rese padroni della città.
A richiesta e in fede,
Milazzo 25 luglio 1860
Costa al sottoscritto che il quattordicenne Ignazio Zappalà di Antonino seguì da Palermo il suddetto battaglione all’insaputa di suo padre, e prese parte attiva, anzi si distinse nel combattimento del 20 luglio avvenuto nelle campagne di Milazzo, il cui esito felice ci rese padroni della città.
A richiesta e in fede,
Milazzo 25 luglio 1860
Il capitano comandante la 1^ compagnia
Pasquale Mileti
Pasquale Mileti
“Visto: Il maggiore comandante
“Sprovieri Francesco”.
“Sprovieri Francesco”.
Ma non è il solo che a 14 anni se ne andò con Garibaldi: Ferdinando Oddo, eccolo lì istoriato nella prosa secca e, nella sua brevità, solenne, dell’estratto dall’Archivio di Stato di Torino. Egli si arruolò il 10 di giugno, vuol dire quindici giorni dopo l’entrata di Garibaldi in Palermo; e fu assegnato nell’artiglieria di fortezza. Questo garibaldino minuscolo (era piccolo di statura) fu mandato alla batteria di Torre del Faro, e nei giorni 21, 22, 23 agosto, nel duello con le navi borboniche “per coraggio e fermezza militare” fu sul campo promosso caporale.
I più piccoli garibaldini nel 1860 (Estratto da “La Sicilia nel Risorgimento italiano” Palermo 1931) fa parte di:
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La Rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento.
Pagine 546 - Prezzo di copertina € 24,00
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile su Amazon Prime
Disponibile presso Libreria Feltrinelli - Palermo
Nessun commento:
Posta un commento