Con la
morte di Pilo finisce l’azione autonoma delle squadre durata dal 5 aprile al 21
maggio: da questo momento esse seguono la fortuna dei Mille, e di loro gli
storici non terranno parola, o forse per dileggiarle: dimenticando che senza di
esse e senza la rivoluzione i Mille non avrebbero potuto fare un passo, e
sarebbero rimasti vittime della loro audacia.
Ma che
non dissero gli storici? Uno, più grave perché uso a non affermar nulla senza
documentazione, non accolse come verità le fanfaronate di uno dei Mille, che
fra le altre cose affermava che Palermo pareva una città di morti, e che i
Garibaldini, il 27 maggio erano costretti a snidare i Palermitani “per far fare
loro la rivoluzione?”
Questi storici hanno anche un altro torto: quello di
credere che la spedizione dei Mille sia tutta la rivoluzione siciliana; o che,
forse, questa sia scoppiata per virtù di quella. Per cui essi, appena appena si
degnano di dare uno sguardo all’episodio del 4 aprile, allo stato
insurrezionale durato fino al 27 maggio, alla spedizione di Rosalino Pilo e di
Giovanni Corrao; e pare non sospettino neppure che senza questa e quello, né
Garibaldi né i Mille sarebbero salpati da Quarto.
Ora a tanti anni di distanza, quando i fatti storici si
possono guardare con maggior serenità, e altri documenti son venuti in luce, è
bene ristabilire la verità storica, senza esagerazioni, cadute ormai nel
dominio dei luoghi comuni, e senza reticenze inutili. E appunto per questo non
bisogna fondarsi unicamente sulle testimonianze raccolte da una parte sola: per
quanto meritevoli di credito esse vanno riscontrate con altre testimonianze, e
saggiate sulla pietra di paragone dei documenti. I Mille che seguirono
Garibaldi sono veramente mille eroi, e l’impresa alla quale si accinsero, fu
meravigliosa e miracolosa; ma per esser tali non è necessario tacere, travisare
e qualche volta calunniare il potentissimo aiuto che direttamente e
indirettamente ebbero in Sicilia dai Siciliani; non è necessario tacere
l’efficacia risolutiva dello ambiente; giacchè è bene affermarlo ancora una
volta e chiaramente, se la spedizione dei Mille non avesse trovato, neppure il
solo concorso morale di tutto un popolo in rivoluzione (dico rivoluzione, non
ribellione) Garibaldi e i Mille avrebbero incontrato la sorte dei fratelli
Bandiera e di Carlo Pisacane. Anzi, per rimanere in tema garibaldino, la
campagna di Sicilia del 1860, non avrebbe avuto esito diverso della campagna
dell’Agro Romano del 1867, che pure si compiè in condizioni numeriche e
d’armamento superiori. Vincitori, anche, a Calatafimi, i Mille avrebbero
avuta a Palermo una Mentana assai più disastrosa.
Ora gli esperti di cose militari, che studiano le cose
senza lirismo, hanno oramai riconosciuto che la marcia trionfale da Marsala a
Palermo e le vittorie strepitose dei legionari, oltre che al valore di essi e
all'azione dell’ambiente, si debbono anche agli errori innumerevoli e madornali
del comando generale delle truppe borboniche; e questi errori madornali furono
l’effetto della paura. Paura di combattere in un paese nemico in rivoluzione;
paura di vedersi assaliti da ogni parte dalla popolazione; paura di vedersi
tagliate le comunicazioni e la ritirata; paura di mancare – come mancarono – di
viveri, di ospedali, di medicine, di tutto.
Il che
risulta dai documenti, che hanno maggior valore delle lettere di un esaltato…
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Raccolta di scritti storiografici sul Risorgimento siciliano, tratte dai documenti originali.
Indice dell'opera:
Premessa storica dalla rivoluzione francese al 1820 tratta da: Storia di Sicilia ed. Ciuni (1935)
La rivoluzione siciliana nel 1860 (Soc. editrice Marraffa Abate - Palermo 1910)
Di un volume di documenti sulla rivoluzione siciliana del 1860 e sulla spedizione dei Mille (Estratto dal Mensile Rassegna storica del Risorgimento anno XXV - Febbraio 1938)
I più piccoli garibaldini del 1860 (Estratto da La Sicilia nel Risorgimento anno 1931)
Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860 (Cattedra italiana di pubblicità - Treviso 1927)
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