Ippolito Nievo, e con lui il Luzio e gli altri, con una
destrezza meravigliosa, hanno fatto sparire il campo di Gibilrossa. Avete visto
a teatro qualche prestigiatore? Mette una caldaia sotto un drappo; uno, due, e
tre! La caldaia sparisce. Quel povero Giuseppe La Masa, si affannò dunque
invano, a metter su, concentrare, ordinare, circa quattro mila uomini, impresa
quanto mai difficile; formare un campo, che non solo fece risolvere Garibaldi
a non dar retta a quel saggio sì, ma uccello di malaugurio che fu il Sirtori in
tutta la campagna garibaldina; ma gli diede anche una sicura base di operazione.
Questo campo sparisce!
Lasciamo andare le fantasie e le volate poco pindariche
dei.... poeti, e diamo a ciascuno il suo. Quando il barone Di Marco, per
esperienza del passato, a Calatafimi gittò l’idea di concentrar le squadre a
Gibilrossa, Garibaldi addivenne; non perchè avesse concepito il disegno, che
poi lampeggiò nel suo genio il 22 maggio; ma perchè poteva servire come un
diversivo per tirarvi i regi. La sua idea era di piombare a Palermo per la via
di Monreale, ma Monreale era formidabilmente occupata da circa ottomila regi
con cannoni, cavalleria, compagni d'armi; e v'eran tra essi i famosi
battaglioni bavaresi di Von Meckel. L’impossibilità di aprirsi una strada in
mezzo a queste forze, gli suggerì l’idea di disgregare le forze nemiche,
facendole molestare alla sua sinistra, S. Martino, e alla sua destra,
Gibilrossa o Belmonte; e approfittando di ciò, operare la marcia sopra Parco.
Fino allora non sembra avesse veramente pensato alla importanza strategica di
Gibilrossa. Il 20 maggio, da “Misero Cannone” (come egli interpretava
Misilgandone) da Sirtori faceva scrivere a La Masa di concentrare le squadre a
Parco; ma poco dopo, di suo pugno – cedendo alle insistenze di questo – gli
scriveva che era meglio concentrarle a “Gibilrossa Belmonte”, perchè operando
per suo conto, ma in correlazione coi volontari, gli agevolasse le mosse.
Le cose andarono diversamente perchè i regi da Monreale
e dai Porrazzi, mossero il 22 per assalire Garibaldi al Parco, onde Garibaldi
chiamò in aiuto La Masa con tutte le sue forze; ciò che il La Masa fece di malavoglia,
temendo di perdere la forte posizione di Gibilrossa. Fu una vera fortuna che,
quando La Masa giunse nelle vicinanze di Parco, Garibaldi avesse compiuto la
sua mossa strategica verso Piana; cosicchè il La Masa, si affrettò a ritornare
indietro, a riprendere le sue posizioni, non senza aver spedito corrieri a
Orsini, perchè persuadesse Garibaldi a voltare verso Gibilrossa.
Tutto questo risulta dalle lettere corse fra Garibaldi,
La Masa, Orsini: alcune delle quali, anzi quasi tutte, pubblicate fin dal 1863.
Come mai il Luzio non le conobbe?
Garibaldi non aveva vanità di pigmei; grandeggiava in
tutto; conobbe che La Masa aveva ragione, e a Piana, spinto innanzi l’Orsini co’
carriaggi, i cannoni, i feriti, si gettò per monti e boschi, e compì quel giro meraviglioso,
che lo condusse a Misilmeri, diventata il centro, della rivoluzione, mentre il
Von Meckel coi suoi battaglioni, ingannato dagli informatori, correva dietro
ad Orsini.
Misilmeri, com’è noto, è poco lontana dal convento di Gibilrossa,
dov'era il quartiere generale delle squadre, o guerriglie, o, come
enfaticamente le battezzò il La Masa, il “secondo corpo dell'armata nazionale,
Cacciatori dell'Etna”.
Garibaldi giunse a Misilmeri, di notte, accolto da
luminarie e grida: alloggiò in casa Gucciardi, e mandò subito al La Masa questo
biglietto: “Spero vedervi qui domattina alle 3 ant. per combinare cose
importanti”. Egli dunque apprezzava quello che aveva fatto il La Masa e la
posizione da questo occupata.
Il campo di Gibilrossa era stato piantato il 21 maggio,
col nucleo delle squadre di Mezzoiuso, capitanate dal barone di Marco, che
aveva con sè Spiridione Franco, Giuseppe Battaglia e altri; di quelle di
Marineo e Misilmeri, e poco dopo di quelle di Termini. A mano a mano per l’incitamento
del comitato di Termini, propagandosi la
rivoluzione, tutti i comuni del distretto si affrettarono a mandare uomini e
denari; ma Termini e Misilmeri furono quelle che sostennero i maggiori
sacrifici.
Vi accorrevano anche i fratelli Di Benedetto, Pietro Lo
Squiglio, il Marinuzzi: molti scappavan da Palermo e vi si recavano. In breve
il campo raggiunse circa quattro mila uomini, che non mancavano di munizioni,
di vitto, di vesti.... ma scarseggiavano di armi da fuoco...
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