Se le statistiche e i documenti valgono a qualche cosa, io
richiamo l’attenzione degli storici su questi dati: dei volontari, nei vari
combattimenti di Palermo, morirono 35; dei cittadini e delle squadre sono
parecchie centinaia. Il 22 e il 23 novembre del 1860 il governo concedeva la
pensione a ben 110 tra vedove, o madri, di Siciliani “prodi caduti combattendo
per la causa nazionale dal 27 al 29 maggio”. Altre furono concedute prima,
moltissime dopo; un numero grande di caduti, in quei giorni rimase ignoto. Le
squadre e il popolo di Palermo, dunque, diedero un grande
contributo di morti. Le statistiche compilate dall'ufficio di Stato Civile di
Palermo, l’8 giugno 1860, per ordine del Dittatore, portano il numero dei
morti per ferita, dal 27 al 29 e fino al 4 giugno, a 290, dai quali, tolte le
donne, e i fanciulli, e i vecchi oltre i 60 anni, e i volontari dei Mille,
morti tutti in quel periodo, i soldati borbonici Palermitani (e perciò
dichiarati al Comune di Palermo) e i morti per bomba conosciuti fin allora,
rimangono poco più di 200 cittadini morti di ferite; e sono soltanto i
Palermitani; quelli delle squadre dei comuni, furon dichiarati nei rispettivi
municipi.
Non minore fu il contributo dei morti dato nel resto
della campagna di Sicilia. Gli storici del continente parlano di divisione
Medici, brigata Cosenz, ecc....; e a leggere le storie, sembra per esempio che
il combattimento di Milazzo sia stato sostenuto dai volontari venuti col
Medici e col Cosenz dal continente.
Mettiamo anche qui la verità a posto.
Le spedizioni del continente furono: la prima, quella di
Garibaldi, sbarcò a Marsala un migliaio di uomini, di cui 44 siciliani; quella
di Agnetta, 63 uomini, di cui 16 siciliani; quella del barone Prinzi, 110
uomini tutti del distretto di Trapani; quella di Medici 2500 uomini, molti
siciliani fra essi di numero incerto; quella di Cosenz, 1500; del Sacchi, 2500;
il battaglione Corte, 800: in tutto, il contributo dato dal continente superò
di poco i 9700 uomini. Ora i Siciliani, i soli siciliani che ebbero diritto
alla medaglia commemorativa della campagna di Sicilia del 1860, come risulta
dal registro che si trova all'Archivio di Stato di Palermo, sono 4735, e non si
contano quelli delle squadriglie che, per cattivi precedenti, o perchè non
seppero mai nulla, o perchè non continuarono in tutta la campagna, non ebbero
la medaglia commemorativa ; coi quali si giungerebbe alle sei migliaia.
Questo
per coloro che scrissero non aver l'Isola dato un serio contributo.
A Milazzo
le forze garibaldine si componevano così: 1.a linea: Malenchini, con 3
battaglioni e 3 compagnie; Medici, 3
battaglioni e 3 compagnie, i carabinieri genovesi e le guide; Fabrizi, con 2
battaglioni e tre compagnie; 2.a linea: Cosenz, con battaglioni Dunne, Corte,
Vacchieri, Corrao; riserva, Guerzoni. Ora i battaglioni Corrao, Fabrizi, Dunne,
questo di giovanetti da quindici a diciassette anni e le compagnie Interdonato
erano tutti di siciliani.
Ma di questo mi occuperò a parte, chè anche qui c'è da
raddrizzare qualche cosa. E che non c'è da raddrizzare nella storia del Risorgimento? E specialmente nei riguardi di questa povera Sicilia, che ha
conosciuti tutti i sacrifici, e in compenso s'è vista strappar tutto, anche la
gloria dei sacrifici compiuti?
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
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