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lunedì 9 luglio 2018

Luigi Natoli: L'eccidio di Bronte. Tratto da: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860


Il Radice sine ira, senza attenuare, ma senza esagerare, con serena obbiettività, fa la storia di quel moto, risalendo alle origini, seguendone le vicende, dalla preparazione allo scoppio e alle stragi che ne seguirono; le quali si sarebbero potute evitare, se le autorità di Catania fossero state meno insipienti e irresolute, e più sollecite. Con la scorta delle testimonianze citate, dei documenti ufficiali, del diario inedito di Nino Bixio, il Radice non soltanto corregge il giudizio degli storici, ma anche i particolari narrativi. 
Non è infatti vero quello che, per amore del gesto eroico, narrarono tutti, che cioè Bixio abbia quasi espugnato Bronte, impadronendosene a baionetta calata; vi entrò invece tranquillamente, e quando già il moto era stato sedato dall’intervento, purtroppo tardivo, di ottanta militi della guardia nazionale, venuti da Catania, sotto gli ordini del Poulet, vecchio e provato patriota nostro. 
Il governatore di Catania spediva quella truppa quando il Lombardo e gli altri, capi del movimento, che chiedevano la divisione delle terre del comune al popolo, come invano era stato deliberato, non potevan più contenere il moto della plebe sfrenata. Le rapine, gli incendi, le uccisioni di quelli che erano ritenuti nemici della divisione, erano già avvenute. Tuttavia la presenza del Poulet e delle guardie nazionali bastò a impedire altre stragi; e l’opera sua volgeva, forse debolmente, a indagare i colpevoli, e a pacificare gli animi, quando giunse il Bixio; che occupato il paese militarmente, con la sua abituale irruenza, rimandò via il Poulet senza ascoltarlo; e fuorviato dalle istigazioni altrui, e forse anche dalle sollecitazioni dell’amministrazione inglese della ducea, procedette agli arresti. 
Nicolò Lombardo, presidente del municipio e come capo dei divisionisti, ritenuto fautore delle stragi, si presentò al Bixio spontaneamente, per dare schiarimenti; ma il Bixio lo fece arrestare. Il processo contro i capi fu sbrigato in quattr’ore, e – doloroso a dirsi, – fu condotto con metodi non dissimili da quelli usati pochi mesi innanzi dai consigli di guerra borbonici. 
Gli accusati non ebbero tempo e modo di scolparsi. Invitati a presentar le loro difese entro il termine di un’ora, pel solo fatto di averle presentate un’ora dopo quel termine, se le videro respinte: procedimento indegno di uomini liberi, né giustificabile con le necessità dei tempi. Ai parenti del Lombardo fu dal Bixio negato di abbracciare il condannato nell’ora estrema; e il garzone che gli portava delle uova, ultimo desinare, fu respinto dal fiero generale con dure parole: – “Non di uova ha bisogno. Domani avrà due palle in fronte”.
I cinque condannati a morte furono fucilati il 10 agosto nella piazzetta di S. Vito; fra loro era uno scimunito. 
Questa è la verità del moto di Bronte e di quella che si suol chiamare la missione del Bixio. Non è una bella pagina del grande italiano; ma la storia è storia, e non si deve tradire mai né per simpatie né per antipatie. 

Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano. 
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00
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