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mercoledì 20 dicembre 2023

Spiridione Franco: La fucilazione di Francesco Bentivegna. Tratto da: Storia della rivolta del 1856 in Sicilia.

Una vettura di campagna stava pronta innanzi la porta del Castello, un gran numero di compagni d’armi comandati dal Capitano Giorgio Chinnici, altrettanti gendarmi a cavallo col Capitano De Simone, attendevano l’uscita del condannato, uscito che fu lo fecero salire sul legno bene carico di ferri, anche il Desimone prese posto nella vettura.
La via tracciata fu fuori porta Carbone, passeggio a mare, oggi Foro Italico, Villabate, Misilmeri, Ogliastro; sull’alba del giorno 21 Dicembre 1856, giunsero in Mezzojuso sito stabilito pel sacrificio di quel martire.
Lo fecero entrare nella piccola chiesa delle Anime Sante, che già si trovava aperta e preparata per attendere il condannato. Un buon numero di armati circondavano la chiesa, e le strade convicini.
Venne fatto chiamare il prete Greco Don Gaspare Cavadi (non un monaco cappuccino come alcuni scrissero) il quale con dolci ed amorevoli parole confortava il Bentivegna a soffrire rassegnato la di lui fine.
«Caro Barone», gli diceva l’assistente Prete, «il vostro martirio vi aprirà la porta del Santo Paradiso, a godere colà la vita eterna; per ottenere ciò bisognano due cose, il pentimento sincero dei vostri peccati, e perdonare di tutto cuore i vostri nemici».
«Sì» rispose il Bentivegna «chiedo perdono a Dio dei miei peccati, e perdono di tutto cuore i miei nemici, ed i miei traditori, (alludendo al Milone) però credetemi caro padre desidero un caffé per ultimo mio cibo, ed un Notaio».
Il buon prete si avvicina al De Simone quel brutto ceffo di vero boja, e le manifesta il desiderio di Bentivegna.
Rispose:
«Il caffè verrà subito, pel Notaio non credo di poterlo soddisfare».
Il Prete soggiunse:
«Se lei trova delle difficoltà, consultiamo il qui vicino Notaio don Gaspare Franco».
Venuto questi, assicurò il De Simone che:
«Il condannato può per legge fare il suo testamento, se vuole riscontrare la legge vado a prendere il codice», aveva detto il Notaio.
Il Desimone soggiunse una volta, che:
«Lei la accerta, faccia pure il Testamento».
Fatto venire un tavolo e l’occorrente per scrivere, il Notaio sedutosi vicino al Bentivegna, gli chiese ciò che desiderava di fare.
«Voglio fare un testamento di proprio carattere sotto la vostra dittatura, lascio tutto ciò che mi appartiene ai. miei due fratelli Stefano e Giuseppe, però vi prego di tralasciare la solita ciacolatoria regnando ecc. ecc.»
«Ho capito Barone daremo altre forme, e tralasciamo la ciacolatoria per contentarvi».
Bentivegna prese la penna e scriveva sotto la dittatura del Notaio, con mano ferma, sangue freddo, e disinvoltura mai veduta in coloro che hanno fatto la stessa fine, quando il Notaio doveva pronunciare le parole sagramentali.
«È questa la mia ultima volontà», non s’intesero che monosillabe ed i suoi occhi si riempirono di lagrime.
Il Bentivegna veduto il Notaio così commosso gli disse:
«Coraggio Notaio mi sembra che voi siete il condannato ed io il Notaio».
Dopo firmato il testamento lo consegnò al Notaio per essere conservato nelle sue minute. Piegato il testamento il Notaio strinse affettuosamente la mano di Bentivegna, e tutto turbato rientrò nella sua vicina casa fissandosi nel pensiero, che quell’uomo così buono e generoso non aveva che pochi minuti di vita, attendendolo una morte, che il moschettato della tirannide borbonica fece violenta e truce!
Però, bisogna oggi confessarlo, quel testamento, quelle lagrime sparse, il turbamento del Notaio Gaspare Franco, ebbero il suo premio, un poco tardi però. I nostri governanti, che qualche volta non lascino senza quiderdone le buone azioni anni fa, gli conferirono l’onorificenza di Cav. della Corona d’Italia; ma certo i più meritevoli sono dimenticati, perchè nulla chiedono, e non insistono per ottenerli!
Dopo l’uscita del Notaio dalla Chiesa, il De Simone avvertì il Bentivegna, che mancavano ancora 20 minuti all’orario per l’esecuzione. Il paziente rispose tranquillo:
«Sono pronto possiamo subito partire».
«Non ancora» soggiunse il famoso Capitano De Simone, «devo stare all’orario stabilitomi, perchè potrebbe darsi che giungesse qualche messo, e portasse la sospensione della Sentenza, ed io mi troverei compromesso».
«Stia pur tranquillo», rispose il Bentivegna «la mia sorte è stata decisa da molti giorni!»
Avvicinatasi l’ora del sacrifizio fu ordinata l’uscita del condannato, il quale camminava con passo fermo: a destra stava l’assistente Prete, a sinistra il Desimone, circondati da due fila di soldati e da molta sbirraglia, comandati dal capitano Giorgio Chinnici, e dell’Ispettore tanto conosciuto Gaetano Scarlata nella nostra storia. Nella vasta piazza stava schierato in quadrato il battaglione comandato dallo stesso Colonnello Ghio, si giunse nel sito destinato alla esecuzione, il portone della casa del Cav. Dimarco.
Fu quel momento di silenzio e di terrore non mai provato! Dieci soldati erano pronti, al muto segno il Prete si discostava. Fu ordinato il fuoco, e il Bentivegna in men che si dica, cadde fulminato sulla nuda terra inverso nel proprio sangue, innanzi di quella casa, ove noi avevamo tenuta la prima riunione della congiura rivoluzionaria (consumatum est).
Il trafìtto corpo sanguinante posto su quattro assi di legno detto fra noi “cataletto”, senza ornamento che indicasse essere corpo umano veniva osservato dai soldati e d’alcuni imbecilli monelli del paese.
Per evitare questa vista, una donna, pietosa certa Caterina Calagna, si tolse dalle spalle il suo manto nero e coprì il miserando cadavere di quel martire della libertà Italiana! Dopo con buona scorta la salma fu trasportata nella Chiesa del Convento del padri Francescani, e fatta aprire la fossa comune, che serviva allora per la povera gente, fu gettato giù nemmeno col riguardo di una misera cassa, tutto ciò venne ordinato da quell’abborrito Governo, che volle compiere l’ultima ed odiosa vendetta all’apostolo della libertà!



Spiridione Franco: Francesco Bentivegna. Storia della rivolta del 1856 in Sicilia organizzata dal barone Francesco Bentivegna in Mezzojuso e da Salvatore Spinuzza in Cefalù. 
Pagine 167 - Prezzo di copertina € 22,00
Prefazione del prof. Santo Lombino. 
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via Marchese Ugo, 56), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria Macaione (via Marchese di Villabianca).
(Nella foto: Francesco Bentivegna ritratto da Nicola Figlia) 

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