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mercoledì 27 gennaio 2021

Giuseppe Ernesto Nuccio: La morte di Nicolò Garzilli. Tratto da: Picciotti e Garibaldini. Romanzo storico siciliano.

 
Fedele giunse che già i giovani pastori sedevano attorno all’Addiminavinturi sotto l’ombra del Castellaccio, l’antica, diruta fortezza saracena.
Era un vecchio così strano e dall’aspetto così antico da parere fosse vissuto centinaia d’anni. Sedeva su una roccia, e, siccome poggiava le spalle al muro del castello, sembrava una cariatide incavata a sostenere chi sa quale colonna portata via dalla furia del tempo. Avea una fronte enorme, bozzacchiuta, d’un giallo vecchio scuro che sopravanzava come a far più profonde le buche delle occhiaie, dove si perdevano, in un’ombra cupa, gli occhi piccoli e neri, ma d’un nero opaco, smorto; gli zigomi sporgenti facevano più piccoli il naso e il mento acuti, sì che, vista da lontano, la testa, nell’insieme, prendea l’aspetto d’un cuneo di pietra gialla coperto al sommo da uno strato di calcina, cui somigliava la massa di capelli bianchi.
Il tono della voce era ugualmente pacato, e, sia che il vecchio narrasse le infamie dei birri borbonici, sia che narrasse le audaci e nobili imprese dei siciliani, che volevano esser liberi nelle loro terre, sempre pareva ch’egli raccontasse le storie bibliche o le gesta dei paladini di Francia.
I giovani pastori lo avevano già ascoltato altre volte a narrare le infamie commesse dai birri, quand’erano tornati dopo la Rivoluzione del 1848; e la fucilazione di Nicolò Garzilli e di Francesco Bentivegna, e giù giù, fino alla morte di Ferdinando II, morto pochi giorni addietro.
- Una volta – cominciò il vecchio con quella sua voce pacata che pareva venisse di lontano – una volta, un giovinetto, si chiamava Nicolò Garzilli; c’era il gelo e compiono ora nove anni, disse: “Gli uomini non li deve comandare nessuno! meglio morti che schiavi!” E (come David che, piccolo quale era, se la prese col gigante Golia) il giovinetto se la prese col gigante Borbone, che è guardato da centomila e più bocche di fuoco, che comanda tanti soldati quanti granelli ha la rena del fiume Oreto, e ha cento e più navi che, se lui lo comanda, gettano fuoco quanto ne può gettare il Mongibello. Ma Garzilli non aveva paura, perchè ci aveva il fuoco nel cuore e anche ci aveva una perla nella mente, tanto che aveva scritto un libro che nemmeno un vecchio vecchio, sapiente sapiente, è buono a scriverlo. Dunque una sera; – ve lo dissi, c’era il gelo e compiono ora nove anni – un pugno di giovanetti, nella piazza della Fieravecchia – come due anni prima avevano fatto gli altri – cominciarono a gridare: “Viva la libertà!”.
Avvenne tale e quale come se voialtri pastori, di notte, lasciaste le pecore fuori: da ogni parte sbucarono i lupi del Borbone e si gettarono sui giovanetti e li legarono come cristi. E di poi, passò poco tempo, Nicolò Garzilli ed altri cinque giovani li portarono alla morte, per le vie di Palermo. Ma Palermo pareva tutta morta; come se ci fosse stato quel castigo di Dio che chiamano colera. E tutte le case con le porte e le finestre chiuse parevano tombe; e non veniva fuori nè canto di mamma, nè pianto di bambini.
Garzilli aveva una sorella che – come seppe che il fratello l’avevano fucilato – diventò pazza e poi non passarono due giorni che morì. Garzilli aveva anche il padre; ma quello era birro del Borbone, e quando seppe la morte del figlio fu tale e quale come l’ammazzato non fosse suo figlio, e continuò a passeggiare per le vie come se niente fosse stato!
L’Addiminavinturi tacque, la sua bocca si chiuse con uno scatto, come un ordigno meccanico. Le palpebre calarono sugli occhi; e tutto il suo corpo restò immoto. I giovani pastori, soggiogati dalla impassibilità del vecchio, ricacciarono dentro l’animo le imprecazioni, che stavano per prorompere contro quei birri assassini, contro il padre inumano di Nicolò Garzilli.




Giuseppe Ernesto Nuccio: Picciotti e Garibaldini. Romanzo storico siciliano ambientato nella Palermo del 1860, al tempo di tutta la rivoluzione siciliana, dal 4 aprile al 3 giugno 1860 vissuta e narrata da un gruppo di giovanissimi patrioti.
L'opera è la fedele riproduzione del romanzo originale pubblicato dalla casa editrice Bemporad nel 1919 ed è impreziosito dai disegni dell'epoca di Diego della Valle. 
Copertina di Niccolò Pizzorno. 
Prezzo di copertina € 22,00 - Pagine 534
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