I volumi sono disponibili dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it. (consegna a mezzo corriere in tutta Italia) Invia un messaggio Whatsapp al 3894697296, contattaci al cell. 3457416697 o alla mail: ibuonicugini@libero.it
In vendita su tutti gli store online. In libreria a Palermo presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour 133 e punto vendita Centro Comerciale Conca d'Oro), La nuova bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Nuova Ipsa Editori (Piazza Leoni 60), Libreria Zacco (Corso Vittorio Emanuele 423) Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56) Libreria Macaione Spazio Cultura (Via Marchese di Villabianca 102)

mercoledì 2 maggio 2018

Luigi Natoli: Rosolino Pilo e Giovanni Corrao e le squadre siciliane. Tratto da: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860


Rosalino Pilo-Goeni, dei conti di Capace, biondo e bello e di gentile aspetto, cuor di leone in gracile petto, cospiratore innanzi al 1848; combattente nella rivoluzione; esule, amico devoto di Mazzini, cooperatore della spedizione di Carlo Pisacane, anelava alla liberazione della Sicilia. Giovanni Corrao, popolano, nerissimo di capelli e di barba, volto tagliente e fiero, incolto, coraggio senza pari, combattente valoroso nel ’48, esule, non era meno ardente per la liberazione della sua terra. E venuto per tentare un moto, arrestato e confinato a Ustica, poi chiuso nella Cittadella di Messina, vi aveva languito fino al 1855. Liberato, ripresa la via dell’esilio, era tornato alle cospirazioni. Palermitani, della stessa fede, s’erano intesi.

Rosalino, per lettere inviate agli amici e per le assicurazioni ricevute, aveva manifestato a Garibaldi il proposito di andare in Sicilia, per capitanare la insurrezione e aprir la via alla spedizione che Garibaldi avrebbe dovuto guidare. Domandava perciò fucili e mezzi. Garibaldi ne lo dissuase, non giudicando maturi i tempi. Nessuno dei suoi amici credeva alla possibilità di un buon successo: non Medici, non Sirtori, non Bixio ancora; soltanto Crispi, Pilo, La Masa, La Farina, gli esuli siciliani tutti. E Pilo si ostinò. Non ebbe le armi che domandava. Ma non importava. Disse a Garibaldi di prepararsi, che egli andava a preparargli il terreno.

Il 26 di marzo egli e Corrao, soli, senz’altre armi che le loro rivoltelle, delle bombe tascabili e pochi fucili, con poco denaro fornito da Mazzini e dagli Orlando, soli col loro coraggio, con la loro fede, pronti al sacrificio, nella paranza di Silvestro Palmarini, pilota Raffaele Motto, argonauti della libertà, salparono da Genova, sebben sconsigliati da Garibaldi. Affrontarono le tempeste del Tirreno; videro la piccola nave lì lì per sommergersi; rischiarono di cadere su le spiagge napoletane; stettero quindici giorni fra cielo e mare con la morte sospesa sopra di loro. Ma si ostinarono a navigare, contro il parere del pilota e dei marinai. Il 10 di aprile sbarcarono alle Grotte presso Messina, dove Rosa Montmasson, moglie di Crispi li aveva preceduti...
Non trovarono in Messina la rivoluzione, perchè già le truppe regie avevano avuto il sopravvento. Spedite lettere a Crispi e a Bertani che affidarono al Mosto, nascoste le armi, raccolte notizie, partirono il 12 aprile in pelle­grinaggio di propaganda, non temendo le compagnie d'armi e le colonne mobili e i birri, che la polizia, avver­tita del loro sbarco, avrebbe sguinzagliato sulle loro tracce.
A Barcellona un vecchio liberale, pauroso degli ap­parati del Governo, li consigliò di non proseguire, comunicando che la rivoluzione di Palermo era fallita: rispose fieramente il Corrao non esser venuti in Sicilia per ritornare indietro, e che avrebbe preferito consegnar la testa al carnefice, piuttosto che esular novamente: eran venuti per la rivoluzione e l’avrebbero fatta, tanto più che forse in quell'ora Garibaldi si apprestava a venire. Pilo abbracciò commosso il compagno. 
Dopo otto giorni, incoraggiando, eccitando, racco­gliendo seguaci e mezzi, il 20 giunsero a Piana dei Greci, in punto per risollevare gli animi degli insorti un po' depressi dopo il combattimento di Carini, e forse sul punto di sciogliersi.
La loro presenza risollevò le speranze, e trattenne le squadre. Avvertito il comitato di Palermo del suo arrivo, e ricevutini soccorsi di denaro e promesse d'altri aiuti, Pilo convocò i principali e più vicini capi di squa­dre, La Porta, Firmaturi, Piediscalzi, Lo Squiglio, diede un primo assetto alle forze di cui disponevano; invitò gli altri capi; ben presto ebbe sotto di sè tutte le squa­dre, nell'altipiano dell'Inserra, buon punto strategico che domina due versanti. Ma poi trasportò il quartier generale a Carini, e attese a dare una certa organiz­zazione alle squadre. Pilo capo supremo, Corrao coman­dante di tutte le squadre, Pietro Tondù all' intendenza, Giuseppe Bruno-Giordano all' ispezione delle guide e dei corrieri, Giovan Battista Marinuzzi ufficiale pagatore, i preti carinesi Calderone e Misseri cappellani. I paesi circonvicini intanto mandavano il loro contributo di uomini e denari...



Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano. 
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

1 commento: