L’Addiminavinturi ricominciò: – Un’altra volta – sei volte era passato l’inverno da quando aveano fucilato Nicolò Garzilli e stava per cominciare l’altro inverno, e poco ci mancava alla festa dei nostri morti – un uomo di campagna (era di Corleone e si chiamava Ciccio Bentivegna) anche lui volle mettersi contro il gigante Borbone. Aiutato da molti paesani s’avanzavano armati.... Ma re Borbone e Maniscalco, il padrone di Palermo, mandarono soldati quanti ne vollero con cannoni e fucili e mezzo mondo, e li sterminarono. Ma Ciccio Bentivegna fu salvo. Zitto zitto, passa questo paese passa quell’altro, mangia e dorme in questa casa mangia e dorme in quell’altra, chè nessuno aveva paura di ospitare un fratello cercato dai birri. Camminava verso Sciacca, che è paese di marina e di dove poteva salpare per Malta o per il Piemonte, dove ci sono ancora tanti fratelli nostri colà rifugiati.
Cammina cammina cammina, era giunto a buon punto quando incontra un suo amico; ma amico di quando era piccolo. A vederlo gli si allargò il cuore; si gettò fra le sue braccia; e dicendogli: “Fratuzzu, sono nelle tue mani” gli contò tutto, ossia che i soldati del Borbone lo cercavano per ammazzarlo come Cristo in persona.
L’amico – si chiamava Milone – gli disse: “La mia casa è tua!” Ma quando l’infame lo ebbe chiuso dentro ben bene, corse a chiamare i birri e glielo consegnò tale quale fece Giuda. E i birri subito l’ammazzarono. E Milone se ne andò da re Borbone a Napoli e gli disse: “Maestà, ho fatto questo e questo”. E il Re disse: “Bravo!” e lo fece cavaliere e gli diede denari e mezzo mondo.
Il vecchio tacque e chiuse gli occhi.... ma tosto li riaperse e soggiunse:
- Ma re Ferdinando campò poco. Se non lo potè ammazzare Agesilao Milano con la baionettata che gli dette mentre si godeva tutti i soldati messi in parata, lo fece morire il Signore. E suo figlio Francesco (sta scritto nel libro del destino) non morirà Re come suo padre, perché Santa Rosalia, la vergine palermitana che salvò Palermo dal colera, la salverà dalla schiavitù dei Borboni e manderà un guerriero fatato. E tutti quelli che lavorano la terra e quelli che vanno pei monti come siete voi, scenderanno alla pianura, e Palermo sarà libera per secula et seculorum.
Poiché la bocca del vecchio si richiuse nuovamente, i giovani della montagna ricercarono la città nella quale il sole, per uno squarcio delle nubi, mandava un fascio di raggi vibranti come volesse svegliarla dal sonno. E i pastori si sentirono le anime investite da una ventata d’eroismo e si sentirono capaci di fare quello che il vecchio prediceva.
A un tratto, il vecchio si buttò carponi e poggiò l’orecchio destro sulla terra nuda, poi, rialzandosi, disse: – I compagni d’arme – e s’allontanò sollecito dal gruppo, levando la mano con sì lento gesto, che parve non un saluto, ma una benedizione.
Cammina cammina cammina, era giunto a buon punto quando incontra un suo amico; ma amico di quando era piccolo. A vederlo gli si allargò il cuore; si gettò fra le sue braccia; e dicendogli: “Fratuzzu, sono nelle tue mani” gli contò tutto, ossia che i soldati del Borbone lo cercavano per ammazzarlo come Cristo in persona.
L’amico – si chiamava Milone – gli disse: “La mia casa è tua!” Ma quando l’infame lo ebbe chiuso dentro ben bene, corse a chiamare i birri e glielo consegnò tale quale fece Giuda. E i birri subito l’ammazzarono. E Milone se ne andò da re Borbone a Napoli e gli disse: “Maestà, ho fatto questo e questo”. E il Re disse: “Bravo!” e lo fece cavaliere e gli diede denari e mezzo mondo.
Il vecchio tacque e chiuse gli occhi.... ma tosto li riaperse e soggiunse:
- Ma re Ferdinando campò poco. Se non lo potè ammazzare Agesilao Milano con la baionettata che gli dette mentre si godeva tutti i soldati messi in parata, lo fece morire il Signore. E suo figlio Francesco (sta scritto nel libro del destino) non morirà Re come suo padre, perché Santa Rosalia, la vergine palermitana che salvò Palermo dal colera, la salverà dalla schiavitù dei Borboni e manderà un guerriero fatato. E tutti quelli che lavorano la terra e quelli che vanno pei monti come siete voi, scenderanno alla pianura, e Palermo sarà libera per secula et seculorum.
Poiché la bocca del vecchio si richiuse nuovamente, i giovani della montagna ricercarono la città nella quale il sole, per uno squarcio delle nubi, mandava un fascio di raggi vibranti come volesse svegliarla dal sonno. E i pastori si sentirono le anime investite da una ventata d’eroismo e si sentirono capaci di fare quello che il vecchio prediceva.
A un tratto, il vecchio si buttò carponi e poggiò l’orecchio destro sulla terra nuda, poi, rialzandosi, disse: – I compagni d’arme – e s’allontanò sollecito dal gruppo, levando la mano con sì lento gesto, che parve non un saluto, ma una benedizione.
G.E. Nuccio: Picciotti e Garibaldini. Romanzo storico originale ambientato nella Palermo del 1820.
Nella versione originale pubblicata dalla casa editrice Bemporad nel 1919 con le illustrazioni dell'epoca di Alberto della Valle.
Prezzo di copertina €22,00 - Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile online e presso le Librerie Feltrinelli.
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