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mercoledì 27 maggio 2020

Garibaldi a Palermo, ossia il più bel tratto della rivoluzione siciliana, narrata da un testimone oculare. Prima versione dall'inglese. Fa parte di: Documenti e memorie della rivoluzione siciliana del 1860.

 Palermo, 27 Maggio - Sono le due pomeridiane, e mentre vi scrivo le bombe fischiando per l'aria mi passano sul capo. Allorquando lo sbarco di Garibaldi primamente empì di terrore la corte di Napoli, il giovine Borbone alla sua valorosa flotta concentrata presso Palermo mandò l'ordine di bombardare i suoi fedeli Palermitani, e ridurre in cenere la città loro, quante volte osassero insorgere contro la sua paterna autorità. 
I Palermitani avevano già provato simili carezze paterne dall'illustre genitore del presente Sovrano, il quale, come bene vi rammenterete, è conosciuto nella storia sotto il nome di re Bomba per aver largito così fatti ricordi del suo amore alle maggiori città del reame. Chiunque ne abbia fatto esperienza, potrebbe dirvi che il bombardare una città è un assai deplorevole trastullo, in ispecie quando non si abbiano i modi di rispondere in modo condegno; e nondimeno Palermo stamane è insorta.
Stamani Garibaldi allo spuntar del giorno apparì alle porte orientali di Palermo, e dopo una lotta comparativamente non sanguinosa, entrò in città: la più gran parte della quale verso le ore dieci antemeridiane era nelle mani di lui. I Napolitani furono rinculati in varie forti posizioni attorno al Palazzo Reale verso Sud-Ovest della città e a nord-ovest verso il molo... 
Quasi tutte le nazioni civili in quest'acque sono rappresentate da legni da guerra per vedere ed approvare con la loro presenza questo nobile modo di procedere: Inglesi, Francesi, Sardi, Austriaci, nessuno vi manca. Che anzi essi hanno avuto la cortesia di gittare le ancore in luoghi tali da non potere impedire i movimenti della valorosa flotta napolitana. E fu detto ieri, nel campo di Garibaldi, che l'ammiraglio inglese avesse protestato contro ogni idea di bombardamento. Però le bombe che fischiavano nell'aria per ogni verso, chiaramente provano una di queste due cose: o che l'ammiraglio non protestò, o che i Napolitani non porsero ascolto a così fatta protesta. La prima supposizione è più probabile...
La mia relazione riposa sopra ogni autorità degnissima di fede; rispetto poi ai fatti seguiti da ieri in qua io posso riferirveli come testimonio oculare...



Comitato cittadino pel Cinquantenario del 27 maggio 1860: Documenti e memorie della rivoluzione siciliana del 1860. 
A cura di Giuseppe Pitrè, Luigi Natoli, Pipitone Federico, Alfonso Sansone, Salvatore Giambruno, Giuseppe Travalli, Cesare Matranga. 
La prima parte del volume comprende i documenti della rivoluzione, anteriori e posteriori al 4 aprile 1860 fino al 27 maggio. La seconda, una scelta degli atti della Dittatura che propriamente riguardano il periodo rivoluzionario, il rinnovamento politico-amministrativo della Sicilia e uomini e fatti della rivoluzione; la terza, più varia, contiene atti della rappresentanza civica, memorie, rendiconti, poesie, diari del tempo fra le quali le memorie storiche di Filippo e Gaetano Borghese - Il diario inedito di Enrico Albanese - Le lettere di Giuseppe Bracco al conte Michele Amari - Il diario di Antonio Beninati. 
Pagine 475 - Prezzo di copertina € 22,00

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