Il
romanzo Picciotti e Garibaldini di Giuseppe Ernesto Nuccio fu pubblicato in volume nel 1919, con illustrazioni di Alberto Della Valle, per
i tipi della casa editrice fiorentina R. Bemporad & Figlio, che aveva
assorbito sul finire del secolo decimonono la Libreria Editrice Felice Paggi ed
era particolarmente attiva sul fronte delle proposte per i più giovani:
figuravano già, all’interno del suo catalogo, opere di grande fortuna e
popolarità afferenti
al filone della narrativa per ragazzi,
come Le avventure di Pinocchio di Collodi e Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba.
Una
prima versione del lavoro di Nuccio, con titolo I Picciotti (“i ragazzi”, in dialetto siciliano) e illustrazioni di
Filiberto Scarpelli, era apparsa tra il
maggio 1910 e il luglio 1911 sul “Giornalino della Domenica”, prodotto editoriale
di punta della Bemporad. Significativa
era la scelta del titolo, perfettamente in linea con il pubblico di riferimento
del
noto settimanale illustrato, che si rifaceva ai
modelli tardo-ottocenteschi del “Giornale per i Bambini” e del “Giornale dei
Fanciulli”, ma guardava anche alla più recente esperienza
della rivista transalpina “La Semaine de Suzette”,
proponendosi di offrire al «giovine pubblico» borghese dell’Italia unita una
lettura «educatrice senza esser noiosa». Il
“Giornalino” si offriva ai piccoli lettori in una veste grafica accattivante,
giovandosi del contributo artistico di giovani illustratori di talento, e –
aspetto tutt’altro che secondario – della collaborazione di alcuni tra i più
importanti esponenti del mondo letterario italiano.Un progetto di grande fascino e respiro, che portò però l’editore nel 1908 ad
un deficit d’impresa: Bemporad lasciò
l’iniziativa nelle mani di Bertelli, il quale riuscì a differire di qualche
anno il momento della chiusura della rivista, poi disposta nel 1911.[Nell’immediato dopoguerra, il periodico riaprì i battenti, pubblicato
dall’editore fiorentino Somigli, sempre sotto la direzione di Bertelli.
Ebbene,
il romanzo di Giuseppe Ernesto Nuccio si inseriva in modo organico all’interno
di un preciso programma di formazione del carattere nazionale, orientato verso
un pubblico di giovanissimi lettori, figli della buona borghesia italiana e
destinati a costituire la futura classe dirigente del Paese: progetto che,
nella ricorrenza del cinquantenario dell’impresa garibaldina, intendeva anche
veicolare tra i giovani della Penisola la conoscenza, per via narrativa, di
snodi significativi del Risorgimento e dell’Unità d’Italia. Va detto che,
al tempo in cui scriveva Nuccio, il romanzo storico attraversava una stagione di
flebile vitalità: erano ormai lontani per il genere i fasti di primo Ottocento,
indissolubilmente legati alla spinta rivoluzionaria ed anzi – come ha sostenuto
Vittorio Spinazzola – in età postunitaria s’era andato affermando il romanzo antistorico, particolare
evoluzione del genere che si fondava sulla negazione della storia come
progresso: basti pensare alle opere di ambientazione contemporanea o
ultra-contemporanea di Verga, De Roberto, Pirandello, che registrano il
fallimento delle speranze rivoluzionarie, denunciando l’incompiutezza del
nostro Risorgimento. Chi
scriveva per un pubblico giovanile doveva mostrarsi abile nel coniugare
l’intento didascalico-paideutico con quello ludico. La sfida era quella di concepire delle storie che appagassero la legittima
attesa di un piacevole svago da parte dei ragazzi, senza dispiacere ai più
grandi, anzi – se possibile – attraendoli nella schiera dei fruitori. Per
questa ragione, la narrativa per ragazzi
si configurava, precipuamente, come narrativa
sui ragazzi, portando in scena protagonisti e personaggi della stessa età
dei lettori, così da permettere il processo di immedesimazione e favorire il
loro coinvolgimento nel testo. In
quest’ottica è da inquadrare la presenza di una nutrita schiera di giovanissimi
tra i personaggi dell’opera di Nuccio: da Fedele (il pecoraio di Boccadifalco,
nel segno del quale s’apre il romanzo) a Rocco (che narra a Fedele, suo
fratello di latte, le gesta di Crispi, Mazzini, Garibaldi, con un trasporto
tale da accendere e far divampare anche in lui il fuoco rivoluzionario); da
Turi a Pispisedda (il monello che
aiuta don Ciccio Riso a preparare le armi per la rivoluzione e, pian piano,
assurge a protagonista del racconto), ai picciotti
tutti (Sautampizzu, Cacciatore, Ferraù, Centolingue, don Gaetanino):
figli di Sicilia che si mischiano ai garibaldini,
facendo fronte comune contro i Borboni e sacrificando, in tanti casi, la vita
sull’altare di un sogno condiviso: la patria….
Dalla prefazione del dott. Rosario Atria
Nella foto: La prima edizione pubblicata sul "Giornalino della Domenica" del 1911 dal titolo "I Picciotti". Illustrazione di Scarpelli.
Giuseppe Ernesto Nuccio: Picciotti e Garibaldini. Romanzo storico sulla rivoluzione del 1859-60.
Pagine 511 - Prezzo di copertina € 22,00. Con le illustrazioni di Alberto della Valle tratte dalla edizione Bemporad 1919.
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online.
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