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venerdì 13 aprile 2018

Luigi Natoli: L'inizio della rivoluzione siciliana e i metodi scellerati della polizia. Tratto da: Rivendicazioni attraverso le rivoluzioni siciliane del 1848-1860


La rivoluzione siciliana del 1860 non incominciò il 4 aprile; cominciò lo stesso giorno in cui il principe di Satriano entrò in Palermo a ristabilirvi l'autorità regia; perchè quando i cannoni salutarono il bianco vessillo dai fiordalisi, che s'innalzava là, dove per sedici mesi era sventolato il tricolore, l’anima siciliana vinta, non doma, riprese il suo posto di combattimento nel mistero delle cospirazioni. E per dieci anni, vestale della libertà, alimentò nel segreto e tenne viva la lampada sacra della patria; alla quale, ostie volontarie, Nicolò Garzilli im­molò la dolce e pensosa giovinezza; la austera nobiltà, Francesco Bentivegna; la pugnace baldanza, Salvatore Spinuzza: nomi degni di perpetua ricordanza, quanto ogni altro, cui anche le storie per le scuole non man­cano di rendere onore.
Nessuna regione d'Italia stese in quei giorni una rete di cospirazioni così vasta, e pur così salda e così infaticabile, che da Palermo si stendeva a Messina, a Catania, a Trapani, ai minori centri dell'Isola, e, oltre­passando il mare, stendeva ancora i suoi fili a Malta, a Genova, a Torino, a Firenze, a Marsiglia, a Parigi, a Londra. Noi avemmo una emigrazione di grandi nomi e di gran cuori, sparsa da per tutto; la quale, stretta intorno a Mazzini o a Cavour, i due astri maggiori, poteva essere divisa da ideali di forme; ma era unita, oltre che dalla comune origine e dalla comune sorte, nell'ideale più urgente e più alto della liberazione dell'isola e della sua fusione con la patria italiana.
Qualunque tentativo o moto ideato o attuato in Si­cilia ebbe la sua preparazione contemporaneamente e concordemente nei comitati dell'isola, e in specie di Palermo, e in quelli dagli esuli costituiti dovunque si trovavano due siciliani.
È null'altro che una vanità attribuire a questo o a quello il vanto o la priorità di una iniziativa. Una era la mente, uno il cuore, uno il braccio; e questa unità era formata di tutte le menti, di tutti i cuori, di tutte le braccia della nostra gente, dovunque sparsa, vigile sempre nella speranza, incrollabile nella fede, indomita nell'insuccesso.
Per dieci anni la nostra rivoluzione fu un insuc­cesso materiale, e una lenta conquista morale: anche il moto del 4 aprile si presenta come un insuccesso; ma fu invece il cominciamento della vittoria: la sua prepa­razione era tale, che una prima sconfitta non avrebbe più potuto arrestare o allentare la marcia trionfale della rivoluzione. Essa ebbe un potente ausiliare nella polizia; che in nessun luogo e, forse, in nessun tempo fu così cieca, feroce e inumana contro il reato politico, come fra noi. Essa alimentò, coltivò, crebbe l'odio seminato da Ferdinando II, e lo accumulò sul capo di France­sco II; un re mite e umano, destinato, come Luigi XVI, a pagare i delitti compiuti dai suoi avi. La polizia si impersonò in un uomo: Maniscalco; che più realista del re, era un fanatico dell'assolutismo. Ma i suoi subal­terni lo sorpassarono: Pontillo, Desimone, Carrega, Baiona, Sorrentino, Malato rappresentano ciò che si può immaginare di più bestiale; e la birraglia che li accom­pagnava aveva la voluttà del misfare. Non si può leg­gere, senza impallidire di orrore, il racconto della gesta che l’ispettore Baiona e tre gendarmi, i cui nomi erano tre rivelazioni: Tridente, Tempesta e Scannapicco, com­pievano nel Cefalutano per appurare il nascondiglio dello Spinuzza.
Il Baiona aveva inventato strumenti di tortura, che fatti conoscere all'Europa da Giovanni Raffaele leva­rono un grido di indegnazione. La paura, il sospetto, divenuti metodo di governo, empivano le carceri di pre­sunti rei di cospirazione, che erano sottoposti a sevizie inaudite, delle quali molti serbarono le stimmate per tutta la vita. Quelle inflitte a Salvatore La Licata, arre­stato pel tentativo del Campo, costrinsero lo stesso pro­curatore generale Pasciuta a intervenire, sebbene senza frutto; e l'arresto medesimo del La Licata è un esempio dei metodi scellerati della polizia....


Rivendicazioni: La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano. 
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00
Disponibile in libreria e in tutti i siti di vendita online. 
Sconto del 20% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Nella foto: Salvatore Maniscalco. 


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