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sabato 30 dicembre 2017

Storia del Comitato rivoluzionario prima del 1860 - Tratto da: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Riso


Il prete Domenico Mastruzzi compose un fervido proclama, che venne in potere della polizia; onde egli fu preso, e martoriato dal tenente dei gendarmi De Simone, maestro di crudeltà; e mandato a giudizio con altri, ne avevano condanna ai ferri. Ciò non impedì che si costituisse un comitato centrale esecutivo, in relazione col comitato di Londra di cui era anima il Mazzini, e fedeli interpreti France­sco Crispi e Rosolino Pilo, infaticabili sempre; e coi comitati degli esuli di Genova, Marsiglia, Parigi e Malta: e già concertata ogni cosa per insorgere, si provvede­vano i mezzi finanziari, quando per la troppa fiducia di uno dei cospiratori e di un prete, la polizia ebbe nelle mani le fila della vasta trama: il prete, un tal Papanno, ottuagenario, ne morì di cordoglio nelle prigioni, dove molti altri marcirono. Ma per venti cospiratori arrestati, altri cinquanta sorgevano a prenderne il posto; ché i pro­cessi mostruosi imbastiti su semplici indizi, e le prigionie crudeli e le torture non sgomentavano e non intiepidi­vano i cuori.
Le carte degli archivii contengono i nomi di questi generosi, molti dei quali noi conoscemmo vecchi, sem­plici e modesti, vivere dimenticati nell'ombra, senza van­terie e senza lamentele.
(1853) Si costituivano qua e là comitati, e uno più numeroso in Palermo, con antichi e nuovi elementi: del quale faceva parte G. Vergara di Craco, Luigi La Porta, Salvatore Spinuzza, Francesco Bentivegna, Vittoriano Lentini, Enrico Amato, Pietro Lo Squiglio, Mario Emanuele di Villabianca; e molti altri; v’entravan pure i fratelli Sant’Anna, i fratelli Botta e di Termini il dottor Arrigo e Giuseppe Oddo, da Girgenti i fratelli Grammitto. Mazzini incorava con le sue lettere di fuoco; e l’opera di propaganda e di preparazione era andata così alacremente innanzi, che s’aspettava per insorgere l’invio di quattrocento uomini, dal Mazzini promessi per guidare la rivoluzione. L’annunzio del prossimo viaggio del re Ferdinando arrestò il lavoro dei liberali, non le repressioni della polizia; anzi, avendo essi, di notte, listato di sangue il servile proclama del decurionato, che annunziava la venuta del re, il De Simone, il Pontillo e altri uguali strumenti del Maniscalco furono sguinzagliati in caccia di quanti erano sospetti amatori di libertà o secreti agitatori. E le carceri si empirono di nuovi arrestati, che tuttavia sfidando i pericoli della rigida vigilanza, corrispondevano coi compagni rimasti liberi. 
(1856) Il comitato s’era ricostituito per impulso di Salvatore Cappello, e ne facevano parte Onofrio Di Benedetto, Tomaso Lo Cascio, Salvatore Buccheri e Giacomo Lo Forte. Si era posto in relazione coi fratelli Agresta di Messina, i fratelli Caudullo e Tomaso Amato di Cata­nia, i fratelli La Russa e Mario Palizzolo di Trapani, agitatori e anima anch’essi dei comitati di quelle città: corrispondeva in Marsiglia con Rosario Bagnasco, in Malta con Giorgio Tamaio e Fabrizi, in Genova coi fratelli Orlando, che lo mettevano in relazione con Crispi, Rosolino Pilo e Mazzini.
(1859) Il comitato direttivo di Palermo si era in quei giorni ricostituito con l’architetto Tomaso Di Chiara, col dot­tore Onofrio Di Benedetto, coi fratelli Salvatore e Raffaele De Benedetto, Salvatore Cappello, conte Antonino Fe­derico e Salvatore Buccheri: ad esso facevan indi capo per legame con questo o con quello dei membri, Gio­vanni Faija (non Emanuele o Antonino come altri scrisse), Domenico Corteggiani, Andrea Rammacca, Giovan Bat­tista Marinuzzi, Rosario Ondes-Reggio, Giuseppe Campo, il barone Pisani, Martino Beltrami-Scalia; e, allargan­dosi ancor più le fila, Francesco Perrone-Paladini, En­rico Albanese, Giuseppe Bruno-Giordano, Andrea d’Ur­so, Antonino Colina, molti altri, quasi tutti provati nella rivoluzione del 1848.
Altro convegno di liberali, senza formar per questo un vero comitato, s’adunava in casa del dottor Gaetano La Loggia, e vi convenivano, oltre il Pisani, Ignazio Federico, Antonino Lomonaco-Ciaccio, il barone Ca­marata-Scovazzo, i quali ben presto, per mezzo dei co­muni amici, entrarono e si fusero con quel comitato.
 
 
 
Luigi Natoli: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana nel 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00
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Nella foto: Lapide commemorativa del Comitato rivoluzionario del 1848 (Palazzo delle Aquile - Palermo)

 

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