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venerdì 14 aprile 2017

Luigi Natoli: Il 14 aprile 1860


Ma il 14 la città era funestata da una tragedia, com­piuta anche contro la volontà del re Francesco. Il quale, informato subito del moto di Palermo, accogliendo il suggerimento del ministro Cassisi, che non convenisse tingere di sangue i gradini del trono alla sua prima ascensione, e che la grazia avrebbe prodotto un eccel­lente effetto in Sicilia, ordinava fosse telegrafato al Salzano, che ove il consiglio di guerra dovesse pronun­ziare sentenze capitali contro gli arrestati del 4 aprile, si fossero sospese, e se ne facesse rapporto per le ri­soluzioni. E il telegramma, perché avesse tutta la pub­blicità, anzi che in cifra, fu subito spedito nell’ordinario linguaggio, così da essere conosciuto in tutta la linea sino a Palermo.
Ma il governo di Sicilia tenne occulto l’ordine del re; e spingendo alacremente gli atti processuali, dava chia­ramente a vedere quali fossero le sue mire selvagge; onde il re nuovamente faceva scrivere delucidando che la sospensiva della sentenza si riferisse a coloro, che avevano preso parte agli avvenimenti del 4 aprile. In­vano. Il Maniscalco, più realista del re, credendo per le agitazioni cresciute più salutare un esempio di cru­deltà, faceva dal consiglio di guerra, il 13 aprile, pronun­ciare sentenza di morte contro tredici fra i prigionieri, “nella supposizione – dice la sentenza che sieno essi i promotori e complici” del delitto di insurrezione. E la sentenza, fra lo scoramento e il lutto della città, fu eseguita il 14, verso il mezzodì a porta S. Giorgio. Dei tredici fucilati dieci erano degli arrestati del 4, tre furono i presi nei conflitti, come narrammo.
La città ne raccolse i nomi, e decretò loro onore di monumento per tramandar la memoria del sacrificio; ora ne ha raccolto gli avanzi e tumulati con civili ono­ranze. Furono Sebastiano Camarrone, Domenico Cuciflotta, Pietro Vassallo, Michele Fanaro, Andrea Coffaro preso in Bagheria, Giovanni Riso, Giuseppe Teresi preso alla Guadagna, Francesco Ventimiglia, Michelan­gelo Barone, Nicolò di Lorenzo, Gaetano Calandra, Cono Cangeri e Liborio Vallone preso a Monreale.
Tanta strage, se strinse i cuori di cordoglio, non disanimò i cittadini. Già il giorno innanzi, promossa da un monaco basiliano, Giuseppe Gustarelli, e da giovani animosi, studenti i più, fra i quali Ignazio Eliodoro Lombardo, felice verseggiatore , i fratelli Francesco e Gaetano Borghese, Filippo e Salvatore Bozzetti, Pietro Porcelli ed altri, era avvenuta una dimostrazione al grido di Viva la libertà, dispersa dalla polizia con fe­rimenti. Ne seguirono arresti e ordini che vietavano gli aggruppamenti e perfino il portar barba: quest’or­dine ridicolo dava alla polizia pretesto a barbare vio­lenze. La città rispondeva ora con un silenzio e una solitudine di necropoli, ora con improvvise e impetuose dimostrazioni.
 
 
 
Luigi Natoli: La rivoluzione siciliana del 1860.
Inclusa nel volume: Rivendicazioni. La rivoluzione siciliana del 1860 e altri scritti storici sul Risorgimento siciliano.
Pagine 575 - Prezzo di copertina € 24,00
Sconto del 20% se acquistato presso il catalogo prodotti della casa editrice: www.ibuonicuginieditori.it
Nella foto: Monumento alle 13 vittime ubicato nella omonima piazza a Palermo.

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