Questo mese di maggio è veramente sacro alle glorie dell’Italia. Tu trovi segnate nel calendarietto storico le date degli avvenimenti più importanti; ma fra esse ve ne sono alcune che riguardano più da vicino la nostra Sicilia: e sono quelle che si riferiscono alla rivoluzione del 1860 e alla spedizione dei Mille.
I Mille sono i volontari, che, condotti da Garibaldi in Sicilia, ci aiutarono a liberarci dal dominio borbonico, e a unirci alla grande Italia.
Ricorderai che il 4 aprile Francesco Riso insorse, che la rivolta fu vinta, tredici, generosi fucilati, Riso morto.
Ma le squadre degli insorti si ritirarono nelle campagne e sui monti, dove si difendevano dalle truppe del re Francesco Borbone, e mantenevano viva l’insurrezione. Intanto i patrioti sollecitavano Garibaldi, che era in Genova, a venire; e lo sollecitavano anche vivamente i nostri esuli, fra cui Rosalino Pilo, Francesco Crispi, Giuseppe La Masa.
Per rianimare i Siciliani e preparare la buona riuscita all’impresa di Garibaldi, Rosalino Pilo e Giovanni Corrao si partirono da Genova con una barchetta. Erano soli, ma animosi e caldi di amor patrio. Una fiera tempesta per poco non li sprofondò nel mare: ma essi, invece di riparare in qualche spiaggia e rinunziare all’impresa, si ostinarono a viaggiare; e dopo quindici giorni sbarcarono in Sicilia, dove si messero a capo degli insorti, e li riordinarono in attesa di Garibaldi.
Il 5 maggio 1860, Garibaldi salpò da Quarto con due piroscafi, sui quali imbarcò i mille e cento generosi accorsi d’ogni parte d’Italia, fra cui molti esuli siciliani.
In mare c’era la flotta borbonica, che vigilava: ma Garibaldi seppe sfuggirla, e l’11 maggio sbarcò a Marsala; di là andò a Salemi: dovunque accolto con entusiasmo dalle popolazioni, che lo sovvenivano di viveri e denari. Da ogni parte giungevano squadre di Siciliani animosi, che si univano coi Mille.
Allora egli si proclamò Dittatore in nome di Vittorio Emanuele II re d’Italia, cioè prese in suo potere il governo per parte del re; e, ordinato il suo piccolo esercito, mosse alla volta di Palermo. Ma un corpo di truppe borboniche, schierato sopra alture presso Calatafimi, voleva attraversargli la strada. Fu necessario affrontarle. Che combattimento! Che prodigi di valore non compirono i Garibaldini e le squadre! Sotto una pioggia di piombo, dovettero conquistare il terreno a palmo a palmo; e la vittoria fu nostra: i Borbonici volsero in fuga disordinata.
Il combattimento di Calatafimi avvenne il 15 maggio, data, questa, tra le più memorande.
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