Con
proponimenti d’immediata azione il giorno 3 gennaio 1848, Giuseppe La Masa, con
passaporto svizzero procuratogli dal Merighi, sotto il nome di Vincenzo Pozzo,
presenti il cav. Rosario Salvo di Pietraganzili, Francesco Crispi e Salvatore
Castiglia, s’imbarcava sul piroscafo Duca di Calabria. Dopo breve approdo a
Paola, sulla costa delle Calabrie, salpò sopra un piccolo schifo alla volta di
Messina, munito soltanto della spada ispirata di Giovanna d’Arco e del
gonfalone intemerato della propria fede.
Sbarcato il giorno 5 in Messina, avvicinò solamente il Bertolami e l’avv. Pisani, raccomandando loro d’impedire qualunque movimento prima che arrivassero disposizione da Palermo. Nello stesso giorno partì alla volta di Catania da dove, sempre agitando ed animando, nella notte dell’8 gennaio si ridusse in Palermo nascondendosi nel palazzo Aiutamicristo prossimo alla Fieravecchia. Ivi s’incontrò con Vincenzo Errante, Giacinto Carini e Rosolino Pilo; dal quale ultimo, nel giorno 9, venne informato che “ogni mezzo era completo e verrebbe manifestato al popolo la dimane”.
Non è a dire, in quell’epoca di terrorismo, a quanti e quali pericoli andasse incontro e come sfuggisse ai sospetti della polizia, trasformandosi e nascondendosi di soffitta in soffitta; pericoli che dimostrano di quale coraggio e quale fede fosse animato quel prode, in tempi in cui gli avvocati non avevano ancora accreditata la forza irresistibile ed i sovrani non usavano di far grazia sulle pene capitali; molto meno per coloro come il La Masa, sul cui capo pesava già la taglia di rivoluzionario.
Domenico Cirillo e Mario Pagano che affrontarono la morte centellinandola fin sulla forca, dimostrarono certamente maggior animo di coloro che la sfidarono nell’impeto delle battaglie.
La sera del giorno 10 il La Masa si rivolgeva a Rosalino Pilo per avere notizie sui lavori del Comitato insurrezionale. La risposta, questa volta, non fu rassicurante; tanto che il La Masa cominciò a dubitare della energia del Comitato. Ma non per questo desistette dai suoi propositi.
Spuntò finalmente l’alba del 12 gennaio ed i cannoni di Castellammare, annunziavano il giorno di gala di Re Ferdinando. Il La Masa, ch’era rimasto rifugiato dentro il palazzo Aiutamicristo, attendeva il grido degl’insorti, le armi, gli armati ed i soccorsi del Comitato rivoluzionario. Qualcuno che più ardimentoso era uscito per le vie, si ritirava scoraggiato; ed il La Masa che, impaziente, ebbe agio d’interrogare qualcuno del Comitato segreto, si ebbe in risposta parole sconfortanti e preghiera di non mostrarsi.
“Ti preghiamo caldamente” gli scrisse Vincenzo Errante “a non uscir di casa. Il Comitato direttivo non si è fatto vedere, i capi della rivoluzione neppure, la gente tutta inerme e disperata si ritira nelle proprie case, sbandata dalle forti pattuglie che percorrono le vie”.
Ma il La Masa era uomo d’azione, di coraggio, di fermezza e di ardire.
“Ma che Comitato direttivo!” grida deciso; “la rivoluzione la faccio io. Il sacrificio dei pochi laverà la macchia che hanno gettato sulla Sicilia, anche innocentemente, coloro che hanno impreso a dirigere la sua rivoluzione che, spenta questa volta, resterà spenta per sempre”.
Non si credette tenuto di rispettare e aspettare.
Preso il suo schioppo, ottenuto libero il passaggio, che otto contadini armati di fucili, colà destinati a custodia del palazzo, gli contrastavano, ratto si ridusse in Piazza della Fieravecchia. Non si sgomenta della solitudine, “lega in vetta ad una canna”, scrive Giuseppe La Farina, “una pezzuola bianca, un’altra rossa ed un nastro verde, e fa sventolare i tre colori italiani. E: Dio aiuti la santa causa solenne! esclama. Ecco il momento; il mio cuore batte di gioia, Dio protegga i nostri sforzi.
“I popolani accorsi al rumore chiedeano le armi e i capi promessi: vider La Masa, che ha aspetto ed accento forestiero, e che non conosceano perché da pochi giorni rimpatriato con falso nome; credettero foss’egli il capo, e seguironlo”.
E qualificandosi come rappresentante del Comitato Direttivo, brandisce il seguente proclama che in varie copie manoscritte fu dagl’insorti affisso sui canti delle vie non occupate dalle truppe.
Palermo all’alba del 12 gennaio
1848
“Il Comitato provvisorio della piazza d’armi della Fieravecchia.
Fratelli!
L’alba del 12 è spuntata. La solenne disfida si compie nella piazza della Fieravecchia, dove il Comitato Direttivo è sorto in armi e v’invita alla battaglia.
Ognuno di voi manterrà la promessa.
All’armi o fratelli! Chiunque ha un ferro o uno schioppo, e un cuore siciliano, si raduni sulla piazza rivoluzionaria, alla Fieravecchia.
Cristo è con noi, viva Pio IX, viva la Costituzione, viva l’Indipendenza.
Pel Comitato Direttivo
Il segretario Giuseppe La Masa
Sbarcato il giorno 5 in Messina, avvicinò solamente il Bertolami e l’avv. Pisani, raccomandando loro d’impedire qualunque movimento prima che arrivassero disposizione da Palermo. Nello stesso giorno partì alla volta di Catania da dove, sempre agitando ed animando, nella notte dell’8 gennaio si ridusse in Palermo nascondendosi nel palazzo Aiutamicristo prossimo alla Fieravecchia. Ivi s’incontrò con Vincenzo Errante, Giacinto Carini e Rosolino Pilo; dal quale ultimo, nel giorno 9, venne informato che “ogni mezzo era completo e verrebbe manifestato al popolo la dimane”.
Non è a dire, in quell’epoca di terrorismo, a quanti e quali pericoli andasse incontro e come sfuggisse ai sospetti della polizia, trasformandosi e nascondendosi di soffitta in soffitta; pericoli che dimostrano di quale coraggio e quale fede fosse animato quel prode, in tempi in cui gli avvocati non avevano ancora accreditata la forza irresistibile ed i sovrani non usavano di far grazia sulle pene capitali; molto meno per coloro come il La Masa, sul cui capo pesava già la taglia di rivoluzionario.
Domenico Cirillo e Mario Pagano che affrontarono la morte centellinandola fin sulla forca, dimostrarono certamente maggior animo di coloro che la sfidarono nell’impeto delle battaglie.
La sera del giorno 10 il La Masa si rivolgeva a Rosalino Pilo per avere notizie sui lavori del Comitato insurrezionale. La risposta, questa volta, non fu rassicurante; tanto che il La Masa cominciò a dubitare della energia del Comitato. Ma non per questo desistette dai suoi propositi.
Spuntò finalmente l’alba del 12 gennaio ed i cannoni di Castellammare, annunziavano il giorno di gala di Re Ferdinando. Il La Masa, ch’era rimasto rifugiato dentro il palazzo Aiutamicristo, attendeva il grido degl’insorti, le armi, gli armati ed i soccorsi del Comitato rivoluzionario. Qualcuno che più ardimentoso era uscito per le vie, si ritirava scoraggiato; ed il La Masa che, impaziente, ebbe agio d’interrogare qualcuno del Comitato segreto, si ebbe in risposta parole sconfortanti e preghiera di non mostrarsi.
“Ti preghiamo caldamente” gli scrisse Vincenzo Errante “a non uscir di casa. Il Comitato direttivo non si è fatto vedere, i capi della rivoluzione neppure, la gente tutta inerme e disperata si ritira nelle proprie case, sbandata dalle forti pattuglie che percorrono le vie”.
Ma il La Masa era uomo d’azione, di coraggio, di fermezza e di ardire.
“Ma che Comitato direttivo!” grida deciso; “la rivoluzione la faccio io. Il sacrificio dei pochi laverà la macchia che hanno gettato sulla Sicilia, anche innocentemente, coloro che hanno impreso a dirigere la sua rivoluzione che, spenta questa volta, resterà spenta per sempre”.
Non si credette tenuto di rispettare e aspettare.
Preso il suo schioppo, ottenuto libero il passaggio, che otto contadini armati di fucili, colà destinati a custodia del palazzo, gli contrastavano, ratto si ridusse in Piazza della Fieravecchia. Non si sgomenta della solitudine, “lega in vetta ad una canna”, scrive Giuseppe La Farina, “una pezzuola bianca, un’altra rossa ed un nastro verde, e fa sventolare i tre colori italiani. E: Dio aiuti la santa causa solenne! esclama. Ecco il momento; il mio cuore batte di gioia, Dio protegga i nostri sforzi.
“I popolani accorsi al rumore chiedeano le armi e i capi promessi: vider La Masa, che ha aspetto ed accento forestiero, e che non conosceano perché da pochi giorni rimpatriato con falso nome; credettero foss’egli il capo, e seguironlo”.
E qualificandosi come rappresentante del Comitato Direttivo, brandisce il seguente proclama che in varie copie manoscritte fu dagl’insorti affisso sui canti delle vie non occupate dalle truppe.
“Il Comitato provvisorio della piazza d’armi della Fieravecchia.
Fratelli!
L’alba del 12 è spuntata. La solenne disfida si compie nella piazza della Fieravecchia, dove il Comitato Direttivo è sorto in armi e v’invita alla battaglia.
Ognuno di voi manterrà la promessa.
All’armi o fratelli! Chiunque ha un ferro o uno schioppo, e un cuore siciliano, si raduni sulla piazza rivoluzionaria, alla Fieravecchia.
Cristo è con noi, viva Pio IX, viva la Costituzione, viva l’Indipendenza.
Il segretario Giuseppe La Masa
E promettendo armi agl’inermi, incominciò dal disarmare gli otto contadini destinati alla custodia del palazzo dal quale era uscito ed a raccogliere le armi che possedevano i vari inquilini ivi abitanti. E così, inebriando i timidi col fascino del suo aspetto, con la prontezza del suo spirito e con l’efficacia della sua parola, la fiducia faceva rinascere.
Intanto nella piazza della Fieravecchia non più di 20 cittadini muniti chi di armi bianche e chi da fuoco, col nastro tricolore nel petto e sul capo, smisurato ardire, stanno ansiosi aspettando che altri venisse a far massa più imponente e compatta. Fu tremenda quell’ora di aspettativa e di dubbio; ma si aggiungevano altri volenterosi di aumentarsi e senza armi. alcuni di questi ne vanno in cerca nelle case delle prossime vie, pregando i timidi a darle o invogliando gli animosi a seguirli.
Il La Masa passando per via Macqueda, impone al sacrista della chiesa di S. Orsola di suonare a stormo le campane, per ridestare la magica fantasia del Vespro. L’esempio si propaga…
Angelo Coppola: La vita di Giuseppe La Masa nella storia del Risorgimento italiano.
Prefazione di Pietro Zambito.
Pagine 438 - Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia, sconto 15).
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita centro commerciale Conca d'Oro), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56), Libreria Macaione (Via M. Villabianca 102), Libreria Forense (via Maqueda 185)
Nessun commento:
Posta un commento